Sì, è vero, Microsoft promette maggiore apertura per i propri software e un più facile accesso a specifiche porzioni di codice nel nome della interoperabilità, ma sono novità delle quali non è detto che gli sviluppatori possano sempre avvantaggiarsi. Anzi, dietro l’angolo vi sarebbero rischi non secondari per i developer.
A lanciare un inatteso allarme sulle scelte di Microsoft sono gli esperti di mercato di Gartner , secondo cui le licenze Microsoft per l’accesso parziale al codice nascondono insidie per tutti coloro che le dovessero utilizzare senza una serie di accortezze.
Il concetto è semplice: molti sviluppatori potrebbero non sapere quando e in che modo i prodotti che sviluppano dopo aver avuto accesso ai dati Microsoft, siano sottoposti ad autorizzazioni e licenze della stessa Microsoft. Quest’ultima, insistono gli esperti di Gartner, ha dichiarato il proprio supporto agli standard industriali, alla portabilità dei dati e all’interoperabilità con open access a tutte le API e ai protocolli dei propri prodotti di maggiore richiamo. Se i protocolli sono coperti da brevetti e le implementazioni che ne vengono fatte sono pensate per la distribuzione e l’uso commerciale, però, Microsoft si riserva il diritto di chiedere royalty o accordi di cross-licensing, a condizioni ragionevoli e non-discriminatorie ( RAND ). “Microsoft – avverte Gartner – non ha specificato i criteri con cui verranno stabilite le royalty”, ovvero l’ammontare dei pagamenti che in certi casi i developer potrebbero trovarsi a dover fronteggiare.
Come ben sanno i lettori di Punto Informatico , Microsoft si è già impegnata a non denunciare gli sviluppatori che realizzeranno con tecnologie Microsoft prodotti non commerciali. Ma questo non significa, sottolinea Gartner, che un developer open source debba sentirsi autorizzato a infilare tecnologie Microsoft nei propri prodotti. In particolare, dice Gartner , i developer che volessero distribuire commercialmente applicazioni realizzate sfruttando i dati di cui fossero venuti a conoscenza da Microsoft, dovrebbero comunque acquisire una licenza ad hoc. “Non si utilizzi la documentazione di Microsoft – sottolinea l’azienda – a meno che non si siano stabilite modalità rigorose per tenere traccia dei brevetti applicabili”. Senza contare che anche chi realizza prodotti non commerciali un domani potrebbe trovarsi nei guai se i propri software, come tante volte accaduto in passato, dovessero essere integrati a piattaforme commerciali.
Inoltre, specifica Gartner, quella di Microsoft non è solo generosità : “Molti pacchetti open source già oggi girano su Windows, e Microsoft certamente vorrà spingere molti sviluppatori open a portare applicativi su Windows e non solo su Linux. Questo aiuterà Microsoft ad espandere la piattaforma Windows come un ecosistema organico e vivace. Prodotti simili a Excel, Word, Office o PowerPoint potrebbero emergere (sebbene la probabile incompatibilità tra le licenze RAND e le licenze open source come la GPL continuerà a scoraggiare gli sviluppatori open source a lavorare con API e protocolli brevettati)”.
Gartner chiude poi lanciandosi in una disquisizione secondo cui è inutile attendersi che il “nuovo atteggiamento” verso l’interoperabilità finisca per pervadere tutta Microsoft. Gli esperti della società di analisi non vogliono sparare a zero sul big di Redmond e chiudono così la questione: “Riteniamo che gli atteggiamenti stiano cambiando mano a mano che nuovi dirigenti rimpiazzano la vecchia guardia”. Una battuta, forse, vista l’imminente uscita di Bill Gates dal top management dell’azienda che ha fondato.