Son servite due circostanze concomitanti per far scoprire al mondo che Bill Gates aveva “previsto tutto”: nel giro di pochissime ore, infatti, succede che Donald Trump dichiara lo stato di emergenza per gli Stati Uniti e Bill Gates lascia la Microsoft per dedicare completamente il proprio tempo e la propria concentrazione al mondo della filantropia. A questo punto basta fare 1+1 per accorgersi che fa 2015, ossia l’anno in cui al TED proprio Bill Gates descrisse quella che sembra essere con buona approssimazione la situazione attuale.
Gates nel proprio speech raccontò dei pericoli di una epidemia globale, spiegò dove individuava il tallone d’Achille della società e perché il rischi sarebbe stato globale e fortissimo. Il video, che usa immagini e parole di grande attualità nonostante siano passati 5 anni esatti, sembra dunque essere una sorta di triste profezia del Coronavirus e in queste ore quelle parole diventano oggetto di condivisione sui social per l’incredibile potenza comunicativa che oggi vengono ad avere.
TED2015: Bill Gates parlava di epidemie
Ma davvero abbiamo bisogno di fare appello allo speech di Bill Gates per renderci conto di quante falle ci fossero nel sistema? Davvero abbiamo bisogno di cercare la profezia per spiegare a noi stessi come il mondo possa essere giunto ad un tale stato di sottomissione passiva al contagio?
Il documentario “Nella mente di Bill Gates” (disponibile su Netflix) racconta qualcosa di più in proposito. Gates, infatti, cinque anni fa non portava avanti semplici profezie, ma diceva semplicemente le ovvietà che la scienza era già tranquillamente in grado di spiegare con semplici dati numerici. Il caso dell’Ebola fu l’esempio di quanto l’uomo fosse fragile di fronte alle epidemie, poiché totalmente sprovvisto di elementi di sistema in grado di agire tempestivamente per limitare tali situazioni. Nel documentario Gates sottolinea soprattutto come in assenza di una vera conoscenza del territorio e delle popolazioni non è possibile agire in modo capillare ed efficace con i vaccini, cosa che ha rallentato ad esempio la sua lotta contro la Polio. Ed è così che, a distanza di 100 anni dall’ultima pandemia, il mondo ci casca nonostante una ricerca scientifica molto più avanzata, uno stato di igiene decisamente migliorato, un sistema di comunicazione molto più potente e molti altri “benefit” che a poco sono però serviti contro l’ennesima variante del virus.
Il problema sta infatti altrove, in quelle risorse di sistema che secondo Gates ad un certo punto occorre sprigionare in aree localizzate per contenere il contagio ed assistere le persone.
Il problema siamo noi
Ma davvero ora ci appelliamo alla “profezia”? Se si, perché questo video non ha avuto pari successo negli anni passati? Perché siamo rimasti appesi alla battaglia no-vax senza riuscire a districarcene, salvo oggi ambire tutti alla punturina miracolosa che ferma il cigno nero e ci riporta alla realtà? Perché i modelli sanitari (tutti) non hanno maturato gli equilibri necessari per avere una voce politica sufficientemente forte e tale da controbilanciare quegli interessi di parte che in queste ore emergono prepotenti dalle richieste d’aiuto delle lobby di turno?
Non è successo perché non lo abbiamo voluto. Gates? Fa terrorismo perché intende guadagnarci su. Greta? Una bambina viziata sponsorizzata dalle lobby. Gli ambientalisti degli anni ’80? Ostacoli allo sviluppo, teorie da ignorare. E così, un passo dopo l’altro, siamo caduti nell’effetto serra prima, nel buco dell’ozono poi, nell’ennesima pandemia ora e nel riscaldamento globale incontrovertibile a breve. Troppa la concentrazione sul presente per poter dedicare risorse al futuro: il bug è filosofico prima ancora che psicologico, è economico prima ancora che sanitario.
Bill Gates ora potrà dedicare alla filantropia il 100% del proprio tempo e tutto ciò proprio nel momento del maggior bisogno. Se ha risorse o mezzi da mettere a disposizione, non resta che auspicare che possa farlo in fretta. Ma nel frattempo ognuno dovrebbe avviare un lento e profondo esame di coscienza sulle proprie azioni, sul proprio pensiero e sulla propria capacità di attribuire le giuste priorità tra salute globale e interesse locale.
Se il video di Gates potrà servire a qualcosa, tanto meglio. Ma se abbiamo bisogno di un vecchio TED per guardare in faccia la realtà e fare ammenda sulle sue evidenze, allora il problema continuiamo a essere noi. Ancora, sempre e comunque noi.