Nonostante sia ancora indicato come chairman nei quadri dirigenziali di Microsoft, Bill Gates da qualche anno dedica gran parte del suo tempo alla filantropia, attraverso la Bill & Melinda Gates Foundation e, in questo caso, alla scrittura di editoriali a favore della creazione di un organo federale dedicato allo sviluppo di nuove fonti di energia .
Secondo il co-fondatore di Microsoft i fondi messi a disposizione dall’amministrazione USA per la ricerca in questo settore sono insufficienti: 3 miliardi di dollari potrebbero in effetti sembrare poca cosa se paragonati ai 30 miliardi stanziati per la salute. Accostare questa cifra agli 80 miliardi spesi annualmente per la difesa poi rende ancora meglio l’idea dell’esiguità di tale investimento, che a suo avviso sarebbe invece fondamentale per la ripresa economica degli Stati Uniti .
“Non può essere un progetto finanziato e gestito da privati – ha fatto notare Gates – si tratta di un nodo cruciale che interessa il settore pubblico in primis”. Per ottenere successi significativi in questo ambito di ricerca sarebbero necessari fondi senza dubbio più consistenti degli attuali : “Ipotizzando che per progettare una tecnologia per televisori di nuova generazione siano necessari 10 milioni di dollari – ha sottolineato – lo sviluppo di fonti di energia alternative potrebbe costare diversi miliardi di dollari senza peraltro assicurare il risultato finale”.
La causa di questa situazione di stallo, dal punto di vista di Gates, starebbe in quelli che sono considerati da molti i punti di forza delle attuale tecnologie del settore: costi contenuti e lunga vita operativa. “In questo modo – sostiene – si vanificano gli sforzi di chi vuole proporre nuovi modelli tecnologici”.
Probabile dunque che Gates abbia fatto valere la sua posizione di presidente, formalmente ancora mantenuta, per incentivare lo sviluppo di Joulemeter , un software pensato per monitorare l’energia consumata dai datacenter delle grandi aziende statunitensi, che solo nel 2006 hanno consumato per alimentarsi qualcosa come 60 miliardi di kilowattora: un ammontare che dovrebbe raddoppiare nei prossimi cinque anni a causa dell’adozione sempre più crescenti di servizi basati sul cloud computing.
Giorgio Pontico