Grazie all’integrazione di Gemini in Android 14, gli utenti potranno eseguire numerose attività con i nuovi Pixel 9. Alcune funzionalità sfruttano il modello Gemini Nano on-device, mentre altre richiedono l’accesso al cloud. Google promette il rispetto della privacy in entrambi i casi, quindi i dati personali sono al sicuro.
Sei modi per mantenere le informazioni private
Per sfruttare l’intelligenza artificiale generativa è necessario permettere a Gemini di accedere a determinate informazioni personali. Se l’elaborazione avviene sul dispositivo non c’è nessun rischio per la privacy. Alcune funzionalità IA richiedono però l’invio dei dati ai server di Google.
L’azienda di Mountain View garantisce la massima protezione delle informazioni attraverso misure di sicurezza avanzate, come il controllo degli accessi e il monitoraggio degli accessi non autorizzati all’infrastruttura cloud. I dati sono inoltre conservati in un “secure cloud enclave”, al quale non può accedere nemmeno Google.
L’elaborazione viene eseguita da Gemini all’interno dell’infrastruttura cloud sicura di Google. Nessun dato viene inviato a chatbot di terze parti o fornitori di sistemi IA esterni. L’utente ha inoltre il controllo dei dati condivisi con Gemini dalle app.
Per alcune funzionalità che gestiscono dati più sensibili (ad esempio i riassunti delle registrazioni audio, i riassunti delle conversazioni telefoniche e Pixel Screenshots) viene usato Gemini Nano, quindi nessun dato viene inviato al cloud.
In qualsiasi momento è possibile analizzare il codice di Android per verificare la presenza di eventuali modifiche. Google pubblicherà nei prossimi giorni un documento tecnico che illustra in dettaglio come viene protetta la privacy con Gemini.