Il tribunale dell’Unione europea ha confermato la multa di 1,6 milioni di euro per Valve inflitta all’inizio del 2021 dalla Commissione europea. Secondo i giudici, la software house statunitense ha violato la legge sulla concorrenza applicando il geoblocking delle chiavi di attivazione dei giochi acquistati su Steam.
Respinto il ricorso di Valve
La Commissione europea aveva avviato un’indagine su Valve e cinque publisher (Bandai Namco, Capcom, Focus Home, Koch Media e ZeniMax) il 2 febbraio 2017. Con la comunicazione degli addebiti, inviata il 5 aprile 2019, la Commissione ha contestato la pratica del geoblocking adottata per alcuni giochi per PC disponibili su Steam.
Valve e i cinque publisher hanno sottoscritto un accordo che impediva agli utenti di utilizzare le chiavi di attivazione acquistate in un altro paese. A causa del blocco geografico, le chiavi di attivazione acquistate a prezzo inferiore in alcuni paesi (Repubblica Ceca, Lettonia, Ungheria, Romania, Slovacchia, Polonia, Estonia e Lituania) non funzionavano negli altri paesi.
Questa pratica, attuata tra il 2010 e il 2015, è vietata dalle regole del Mercato Unico Digitale. La Commissione europea aveva quindi inflitto una sanzione complessiva di circa 7,8 milioni di euro (20 gennaio 2021). I cinque publisher hanno collaborato, ricevendo uno sconto. Valve ha deciso di contestare la decisione, quindi la multa è rimasta di 1,6 milioni di euro.
La software house ha successivamente chiesto al tribunale dell’Unione europea di annullare la decisione della Commissione. I giudici hanno respinto il ricorso, in quanto il geoblocking è stato implementato per ottenere un maggiore guadagno, non per proteggere il diritto d’autore. Valve ha ora due mesi e dieci giorni di tempo per presentare appello alla Corte di Giustizia dell’Unione europea.