Una corte regionale di Monaco ha stabilito che Amazon non può continuare a raccogliere ordini attraverso i Dash Button. Per chi non ne fosse a conoscenza, si tratta di quei pulsanti distribuiti direttamente dal colosso dell’e-commerce (a partire dal 2015), attraverso i quali acquistare beni di prima necessità come detersivi, batterie, articoli per la casa o per la cura della persona, attraverso la semplice pressione di un tasto, senza dover completare alcun tipo di procedura online.
Il no tedesco agli Amazon Dash Button
La misura è effettiva solo sul territorio della Germania e la divisione locale dell’azienda ha già comunicato che ricorrerà in appello contro la decisione. Al momento non si hanno notizie di ripercussioni per gli altri paesi in cui i Dash Button sono disponibili e operativi (Italia compresa).
Il motivo che ha spinto il giudice a imporre lo stop è da ricercare nel fatto che parecchi acquirenti avrebbero lamentato come, attraverso il click di uno di questi pulsanti, l’ordine viene inoltrato senza possibilità di venire a conoscenza di eventuali variazioni nel prezzo o nelle caratteristiche degli articoli. Insomma: premo un Dash Button e ordino le cialde per la macchina del caffè, ma rischio di pagarle più rispetto a quanto preventivato. Questa la posizione condivisa da Wolfgang Schuldzinski, numero uno dell’associazione di consumatori che inizialmente ha raccolto le lamentele manifestate.
Siamo sempre aperti all’innovazione, ma se l’innovazione si traduce nel fatto che i consumatori siano messi in posizione di svantaggio e la comparazione dei prezzi venga resa difficoltosa ci opponiamo.
Un click ogni 15 secondi
Per capire quale sia il giro d’affari legato a questa particolare dinamica di e-commerce, a metà 2017 il gruppo di Jeff Bezos ha reso noto che oltre 600 brand hanno già scelto di commercializzare i loro prodotti attraverso il sistema dei Dash Button, con una media pari a quattro persone che ogni minuto ne premono uno per inoltrare un ordine. La risposta di Amazon al blocco tedesco è stata affidata da un portavoce alla redazione di Reuters.
La decisione di oggi non solo risulta ostile nei confronti dell’innovazione, ma impedisce anche ai clienti di prendere una decisione informata sul fatto che i Dash Button forniscano loro un’esperienza di shopping conveniente o meno.
Insomma, il nocciolo della disputa può essere così riassunto: la modalità di acquisto innescata dai pulsanti di Amazon non è da ritenere di per sé fuorilegge, ma secondo il giudice tedesco finisce per inficiare la trasparenza impedendo ai consumatori di conoscere eventuali variazioni nel prezzo o nelle caratteristiche degli articoli associati. Vedremo se la questione arriverà a interessare altri territori oppure se si sgonfierà con il ricorso in appello anche in Germania.