La profilazione operata da Google combinando i dati rastrellati con i diversi servizi che offre agli utenti deve essere riportata entro limiti accettabili, entro i limiti della legge: la Germania ha imposto a Mountain View di organizzarsi per restituire agli utenti la possibilità di scegliere come i dati personali vengano impiegati.
A pochi giorni dalle raccomandazioni con cui i garanti della privacy europei riuniti nel Gruppo di Lavoro Articolo 29 si sono rivolti a Google nel tentativo di convincere l’azienda a rendere più trasparenti le proprie policy aggiornate nel 2012, a pochi mesi di distanza dalle analoghe richieste del Garante italiano, l’autorità di Amburgo che vigila sulla riservatezza ha ordinato alla Grande G di interrompere le violazioni delle leggi locali che tutelano la privacy e regolamentano il settore dei media e delle comunicazioni. Google, ha spiegato l’autorità, offre ai cittadini tedeschi una pletora di servizi, a cui gli utenti si affidano quotidianamente: “il contenuto e i dati relativi all’uso di questi servizi – sottolinea Johannes Caspar, commissario amburghese che presiede alla tutela della privacy dei cittadini tedeschi – possono rivelare molto riguardo alla vita dell’individuo e dei suoi interessi, delle sue abitudini e del suo modo di vivere”.
Dai tracciati percorsi o programmati per i viaggi o gli spostamenti quotidiani alla disponibilità finanziaria, dalle relazioni all’orientamento sessuale, Google può assemblare dati di grande valore , raggranellati attraverso i diversi servizi che offre, per inferire informazioni rilevanti e estremamente riservate: questo tipo di profilazione, ribadisce Caspar, non è permessa dalle leggi tedesche e dal quadro normativo europeo, a meno che non sia preceduta dall’ ottenimento di un consenso informato da parte dell’individuo .
Se è vero che i precedenti incontri con i legati di Mountain View sono sfociati in molti miglioramenti nell’informare i netizen riguardo all’aggiornamento alle policy sulla privacy unificate, spiega Caspar, Google non si è “mai dimostrata intenzionata ad adeguarsi alle disposizioni della legge e si è sostanzialmente rifiutata di migliorare il controllo degli utenti sui dati raccolti”. Per questo motivo l’autorità si è sentita in dovere di emettere una ingiunzione che costringa l’azienda a “trattare i dati dei suoi milioni di utenti in modo da rispettare la loro privacy”, adottando “misure tecniche e organizzative che garantiscano che gli utenti possano decidere autonomamente se e a che livelli concedere che i loro dati siano utilizzati ai fini della profilazione”.
Google, dal canto suo, ha promesso di analizzare le richieste delle autorità tedesche prima di muovere i prossimi i prossimi passi. E magari tentare di schivare i provvedimenti già emessi in paesi europei come Francia e Spagna .
Gaia Bottà