La partita tra Google e la Germania stenta a raggiungere il fischio finale. Dopo lo scontro aperto nel quale le autorità di Amburgo hanno chiesto esplicitamente la cancellazione dei dati succhiati dalle Google car per rifornire il database di Street View, Mountain View torna a difendere il suo operato.
In un’intervista concessa all’emittente Deutsche Welle , Lena Wagner, portavoce di BigG in terra tedesca, sostiene che “la maggior parte dei timori su Street View in Germania sono causati dalla disinformazione”, nonostante l’azienda prenda seriamente in considerazione le questioni concernenti il diritto alla privacy.
L’annuncio di Mountain View di lanciare Street View in 20 città teutoniche ha provocato numerose richieste per rendere più severi i regolamenti in materia di protezione di dati personali e generato molteplici incontri tra l’azienda e le autorità di governo. Decisa a regolamentare l’attività fotografica connessa al servizio di mappe stradali di BigG, Amburgo aveva chiesto e ottenuto (dopo un iniziale rifiuto da parte di Google) la cancellazione delle immagini raccolte e diffuse senza esplicito consenso dei soggetti rappresentati.
Mountain View si è anche impegnata a concedere l’opzione opt-out , alla quale pare abbiano aderito centinaia di cittadini tedeschi scontenti di vedere le proprie abitazioni online; ma ora, Wagner torna a ribadire la totale correttezza dell’azienda nell’aderire alle norme legali e culturali di ogni paese nel quale opera, e ha anche precisato che l’opt-out non sarà reso disponibile in nessun altro paese .
La disinformazione, prosegue la portavoce, riguarda, ed esempio, la convinzione di molti secondo la quale le immagini della mappatura sarebbero caricate in tempo reale, mentre, in realtà possono passare mesi, anche anni (massimo due), prima che l’area fotografata venga introdotta online.
Secondo Markus Beckedahl, editore del sito di tecnologia Netzpolitik , la contesa con Google segna addirittura un momento di svolta nella storia della Germania. Afferma Beckedahl: “Il dibattito mi sembra abbastanza bizzarro, perché Stree View non è assolutamente il problema di privacy più grande che abbiamo in Germania”.
Cristina Sciannamblo