Non sembra certo un momento sereno per i vertici di Amazon, tra la morsa del fisco anglo-francese e le più recenti polemiche sul presunto maltrattamento di numerosi lavoratori stagionali nei suoi magazzini tedeschi. Dalla stessa Germania è partito un nuovo caso antitrust sulle policy imposte dalla divisione locale del retailer statunitense a migliaia di rivenditori terzi .
Le autorità tedesche hanno infatti aperto le indagini sulle condizioni contrattuali tra Amazon e gli oltre 2.400 distributori indipendenti che hanno deciso di aderire ai meccanismi del marketplace di Seattle per la vendita online a milioni di utenti. Nelle accuse delle autorità antitrust, l’azienda di Jeff Bezos obbligherebbe tutti i suoi vendor tedeschi a non fissare prezzi più bassi – tra promozioni e sconti – su piattaforme diverse da quella statunitense .
In altre parole , Amazon vorrebbe assicurarsi che i suoi prezzi restino i migliori in assoluto, evitando prezzi scontati per la stessa tipologia di merce su siti diversi . Un vero e proprio cartello che andrebbe a distruggere la concorrenza, almeno secondo la prima tesi delle autorità tedesche su segnalazione di alcuni esercenti in formato digitale.
Tra questi c’è Ryan Hood, primo gestore della piattaforma hood.de per la vendita di oggetti legati all’elettronica di consumo o agli utensili domestici. In prima battuta, Hood aveva chiesto ad Amazon spiegazioni chiare sulle policy imposte a migliaia di rivenditori come lui. Nessuna risposta soddisfacente, per cui l’imprenditore tedesco era passato alla denuncia presso le autorità antitrust. Si attendono ora commenti ufficiali da parte dell’azienda.
Mauro Vecchio