L’oscura attrazione delle autorità di sicurezza tedesche per Skype, per l’intercettazione delle chiamate VoIP e per i sequestri a distanza a mezzo malware potrebbe rivelarsi fatale, almeno per l’immagine delle forze di polizia: nelle scorse ore ha sollevato enorme scalpore l’azione con cui le forze dell’ordine bavaresi hanno compiuto una incursione nell’ufficio del portavoce del Partito Pirata tedesco a caccia di informazioni sulla talpa, ossia colui che nei giorni scorsi ha rivelato l’esistenza di un trojan di stato utilizzato per intercettare le chiamate VoIP e per frugare fra i documenti degli utenti.
La Germania aveva in passato ventilato la necessità di agire in maniera radicale nel sorvegliare i netizen: le autorità del lander del Nord-Reno Westfalia meditavano di impugnare malware di stato per sventare le trame terroristiche che si intessono online, incuneando nelle macchine dei sospetti dei trojan studiati per perquisire da remoto i dispositivi di archiviazione. Il cracking antiterrorismo non aveva però convinto l’Alta Corte federale di Germania, che aveva intimato al ministro degli Interni Wolfgang Schauble di desistere dal proprio piano in quanto tali strumenti investigativi non si sarebbero potuti conciliare con il quadro legislativo tedesco. Ma il ministero non si era rassegnato : sulla stampa locale era trapelata la bozza di un provvedimento che avrebbe potuto legittimare la pervasività di un tale software per l’investigazione forense. Pochi mesi dopo si era levata la voce della polizia federale: si sarebbe dovuto trovare un modo per insinuarsi nelle conversazioni VoIP , prima che coloro che costituiscono una minaccia per la sicurezza nazionale avessero iniziato ad approfittarne.
La Corte Costituzionale tedesca si era pronunciata a riguardo: le intercettazioni a mezzo trojan avrebbero compresso le libertà fondamentali dei cittadini , li avrebbero costretti a comportamenti irreprensibili, li avrebbero fatti vivere in un regime di terrore. L’introduzione dei trojan di stato sarebbe dovuta dunque procedere con cautela, gli strumenti di indagine da remoto si sarebbero dovuti imbracciare solo per sgominare minacce concrete. Ma le autorità bavaresi sembravano propendere per conferire alle forze dell’ordine poteri più ampi, sostenendo che intercettazioni di chiamate VoIP e perquisizioni a distanza non cozzassero in alcun modo con il dettato costituzionale.
È in questo clima che il Partito Pirata locale, informato da una fonte anonima, ha deciso di dare spazio a dei documenti che testimonierebbero l’ avanzata fase si sviluppo dei sistemi di intercettazione voluti dalle autorità tedesche. Si trattava di documenti emessi dal ministro della Giustizia locale: assicurava di poter gestire le intercettazioni di comunicazioni cifrate, esponeva il listino prezzi e le condizioni del servizio offerto da Digitask, l’azienda incaricata dello sviluppo dei trojan. Vi si spiegava coma le forze dell’ordine avrebbero potuto installare, aggiornare e rimuovere in segreto il software sul computer del sospetto, come avrebbero potuto ascoltare le conversazioni Skype, come per 3500 euro si potesse usufruire di un mese di servizio. I documenti erano stati messi a disposizione sul sito del Partito Pirata, erano stati pubblicati su Wikileaks.
Nei giorni scorsi, all’alba, l’ irruzione delle forze di polizia nella sede di Monaco del Partito Pirata. Sono stati sequestrati computer e hard disk dall’abitazione di Ralph Hunderlach, portavoce del Piratenpartei , lo stesso è avvenuto nell’abitazione di un altro tesserato. Tutti i documenti che risiedono sugli hard disk sequestrati, assicurano gli attivisti, sono cifrati: la polizia vi si dovrà confrontare.
La disapprovazione per quanto sta accadendo in Germania monta in rete: c’è chi , alla luce dei pronunciamenti dei tribunali tedeschi, sottolinea come le istituzioni bavaresi abbiano lavorato al trojan nell’illegalità e stiano ora tentando di occultare le prove della propria colpevolezza e di mettere a tacere i testimoni, c’è chi parla di stato di polizia. Le autorità sono alla ricerca dell’informatore, spiega Andreas Popp, a capo del Partito Pirata bavarese: “Una persona coraggiosa ha fatto una soffiata al Partito Pirata per informare il pubblico riguardo ad un attività del governo bavarese, che molto probabilmente viola la Costituzione. Ora stanno dando la caccia a questa persona come fosse un criminale”.
Gaia Bottà