Era la fine del 2010 quando i giudici della tedesca Bundesgerichtshof – la corte che emette il più alto grado di giudizio nelle cause civili – salvavano l’editore locale Heise Verlag dalle grinfie di un gruppo di major del disco. Nel mirino erano infatti finiti alcuni link pubblicati sul sito heise.de , specializzato in recensioni di prodotti software nel vasto ecosistema IT.
All’industria discografica non erano affatto piaciuti alcuni collegamenti ipertestuali al sito terzo SlySoft, che offriva ai suoi lettori la possibilità di scaricare programmi di ripping per l’aggiramento delle tecnologie anti-copia su dischi e DVD . Tra questi, il celebre software AnyDVD .
Sono passati quasi due anni. La Corte Costituzionale tedesca Bundesverfassungsgericht ha ora confermato la precedente sentenza, sottolineando come la pubblicazione di link a programmi come AnyDVD non rappresenti affatto una violazione del copyright detenuto dalle major teutoniche .
Al contrario, i collegamenti predisposti dal sito heise.de andrebbero a ricadere pienamente nelle tutele garantite dall’Articolo 5(1) della Costituzione tedesca. Ovvero quelle relative alla libertà d’espressione o di opinione , a mezzo stampa o – come in questo caso – tra le pagine di un sito web.
Secondo i giudici costituzionali, i gestori del sito tedesco non potrebbero essere condannati sulla base di una “consapevolezza degli usi possibili del software di ripping”. I link sarebbero stati pubblicati in base al principio della “completezza dell’informazione”, ovvero fornendo un servizio di “grande importanza per il pubblico” .
Un caso simile è avvenuto negli Stati Uniti: il produttore musicale Alki David aveva scatenato il fuoco legale contro la testata specializzata CNET , accusata di aver permesso agli utenti lo scaricamento di oltre 200 milioni di copie del client P2P LimeWire . Nel mirino era però finita l’intera sezione download del sito di proprietà del broadcaster CBS.
Mauro Vecchio