The Pirate Bay è un motore di ricerca per protocollo BitTorrent e se chi se ne serve commette azioni illegali non è da sanzionare chi fornisce lo strumento. Questa è la sintesi di quanto dichiarato da Sven Olaf Kamphuis, manager di CB3ROB ovvero l’ISP tedesco approdo della Baia in Germania, nel commentare l’ingiunzione ricevuta dalle autorità di Berlino in cui si obbliga il provider a disconnettere il tracker, pena multa salatissima.
Su richiesta di MPA, definita da alcuni come la versione internazionale di MPAA, una corte di Amburgo ha emesso un ordinanza per tagliare le gambe a TPB sul territorio tedesco. Se ciò non dovesse avvenire i responsabili del provider potrebbero vedersi recapitare multe fino a 250mila euro per ogni infrazione rischiando in oltre fino a due anni di reclusione .
Senza peli sulla lingua, Kamphuis ribadisce non volersi piegare all’ordine del governo e non esita a contestare il ruolo delle major : “La colpa – ha dichiarato – è di chi, invece di approfittare di strumenti come la Baia, insiste con i vecchi canali di distribuzione che inquinano l’ambiente e indeboliscono il mercato”.
Fin dai tempi del maxi processo svedese ai vecchi capi di TPB il rapporto tra giudici e major aveva più volte destato sospetti, comportando in alcuni casi delle piccole sconfitte per le lobby delle major, che tuttavia proprio in settimana hanno ottenuto un importante successo sotto questo profilo: una corte svedese ha stabilito che l’affiliazione ad associazioni pro-copyright non può essere discriminante nella scelta del giudice chiamato a decidere su casi analoghi a quello di The Pirate Bay.
Giorgio Pontico