Gli editori tedeschi da tempo combattono per strappare agli aggregatori una compensazione per la ripubblicazione della anteprime dei contenuti che li popolano: non avendo ottenuto una completa complicità da parte dello stato, avevano preferito sottrarsi alle anteprime di Google News piuttosto che cedere a Mountain View gratuitamente dei frammenti di contenuti di loro prorietà. A soffrire del muro contro muro, però, sono stati gli editori stessi, privati della visibilità garantita dall’aggregatore.
Gli editori tedeschi che si appoggiano per la gestione dei loro diritti a VG Media, sulla base della discussa normativa tedesca in materia, si erano rivolti alle autorità per pretendere l’11 per cento degli introiti generati da Google, Microsoft e Yahoo attraverso lo sfruttamento di frammenti “direttamente o indirettamente estratti di notizie o contenuti delle loro pagine”. Il regolatore tedesco, però, nel mese di agosto rilevava l’impossibilità per gli editori di obbligare gli aggregatori al pagamento, qualora gli aggregatori stessi avessero deciso di fare a meno delle anteprime, limitandosi alla raccolta e all’accorpamento di link alle fonti. Google, nel mese di ottobre, si è adeguata : mostra i titoli e i link ai contenuti degli editori che fanno capo a VG Media, senza però offrire le anteprime tanto contestate dai detentori dei diritti, anteprime che ritenevano responsabili di cali di visibilità e abbattimento del valore dell’advertising pubblicato sulle loro pagine, a tutto vantaggio di Mountain View.
Gli editori, nel giro di poche settimane, hanno evidentemente apprezzato gli effetti della scelta di Google. Ha il sapore della resa il comunicato emanato nelle scorse ore da VG Media: gli editori hanno concesso a Google una licenza gratuita di sfruttamento , una licenza revocabile con la quale rinunciano alla percentuale sulla ripubblicazione, a patto che Google News torni a visualizzare anteprime di contenuti e immagini su cui detengono i diritti.
I 230 siti rappresentati da VG Media, inclusi quelli di proprietà di grandi gruppi editoriali come Axel Springer, con la sua Bild, dicono di aver operato una scelta inevitabile, dettata dal “potere di mercato schiacciante di Google”. Se le anteprime non possono essere convertite in una compensazione monetaria, serviranno perlomeno a solleticare l’attenzione dei lettori e a indirizzarli verso le fonti originali, operazione per cui i semplici titoli e i semplici link risultano meno efficaci. Se Google accoglie la decisione degli editori promettendo strumenti che non li faranno pentire della scelta appena operata, tutti i paesi che vorrebbero regolamentare l’attività degli aggregatori, Spagna e Italia comprese, sono avvisati.
Gaia Bottà