Pedoliste per tutti i provider, un ostacolo per i cittadini della rete che non vogliano imbattersi inavvertitamente in materiale frutto dell’abuso sui minori: il governo tedesco ha approvato il testo della proposta di legge che consegna alle forze dell’ordine la responsabilità di vigilare sulla rete, e ai provider il compito di epurarla.
Non si tratterà di un codice di autoregolamentazione, di un semplice accordo, come si ventilava nei mesi scorsi. La Germania intende dotarsi di una legge a tutti gli effetti per arginare la diffusione di pedopornografia mediata dalla rete. Sarebbero sempre più fitti i traffici che si intessono online, sarebbero sempre di più i cittadini che visionano immagini pedopornografiche, più che raddoppiati nel giro di un anno: per questo motivo il governo si sarebbe riproposto di agire con più fermezza.
Se la proposta dovesse essere avallata dal Parlamento, il compito di stilare la lista di URL da isolare dalla rete spetterà alla Bundeskriminalamt , la polizia federale. Si mormora di liste aggiornate quotidianamente che contengano circa 1500 URL , elenchi che le forze dell’ordine comunicheranno agli ISP che contino almeno 10mila utenti.
I provider saranno obbligati a filtrare, a sequestrare a livello DNS il traffico dei propri utenti, direzionandoli verso una pagina su cui campeggerà un visibile segnale che invita allo stop e che tenta di dissuadere il cittadino illustrando le conseguenze che affliggono le vittime degli abusi. I due maggiori provider del paese hanno già annunciato la propria disponibilità a collaborare: il ministro della Famiglia prevede che la legge abbia ormai la strada spianata.
Le autorità non ritengono che la legge possa rappresentare la soluzione definitiva alla circolazione del pedoporno online: si ammette che i filtri DNS possano dissuadere i soli cittadini della rete il cui accesso a materiale pedopornografico fosse involontario, si ammette che aggirare filtri di questo tipo è un’operazione alla portata di tutti. Si stima che questo tipo di misure possano scongiurare 450mila accessi a contenuti frutto di abusi sui minori: un risultato che saprebbe bilanciare gli inevitabili costi dell’operazione di collaborazione e i rischi del mantenimento di liste nere che potrebbero sconfinare investendo materiale non solo illegale.
Le autorità tedesche assicurano però che gli steccati che meditano di adottare non si accompagneranno ad alcuna violazione della privacy del cittadino. Le autorità, con la mediazione dei provider, potrebbero rastrellare gli indirizzi IP che accedono alle pagine che contengono materiale pedopornografico. Potrebbero approfondire le indagini, insinua il dubbio qualcuno, ottenendo dettagli relativi all’abbonato che mette a disposizione la connettività per accedere al materiale illegale. Ma non verrà messa in campo nessuna misura di questo genere, assicurano dal ministero della Giustizia: non verranno raccolti i log dei tentativi di accesso, non verranno registrati gli indirizzi IP.
Ad essere entusiasti non solo solo i rappresentanti del governo: alla proposta di legge plaude altresì Dieter Gorny, a capo della divisione tedesca di IFPI. Si tratterebbe di un segnale nella giusta direzione di una “desiderabile regolamentazione della rete, che include anche la tutela della proprietà intellettuale”. Gli editori rappresentati dall’associazione Boersenverein des Deutschen Buchhandels si mostrano ancora più espliciti: Rapidshare, propongono, dovrebbe essere aggiunto alla lista nera.
Gaia Bottà