In principio, la testata online TorrentFreak raccontava la decisione di una corte regionale di Amburgo, che avrebbe obbligato la piattaforma di file hosting RapidShare a monitorare costantemente le attività di caricamento dei file da parte dei suoi utenti . In altre parole, al cyberlocker sarebbe stato imposto un meccanismo di filtraggio dei contenuti per prevenire le violazioni del copyright.
La vicenda appariva confusa, dal momento che nessuno aveva ancora diramato il testo del verdetto. È stata ora la stessa redazione di TorrentFreak a spiegare meglio la decisione del giudice tedesco, a partire da un documento ufficiale che non risulta attualmente consultabile a livello pubblico. La corte di Amburgo avrebbe in primis dichiarato legale il business digitale condotto da RapidShare .
Profonda soddisfazione da parte del CEO Alexandra Zwingli, che ha sottolineato come il giudice locale abbia seguito in pieno la linea della difesa. Ad aprire il fuoco legale erano stati i vertici della collecting society tedesca GEMA, supportata dagli editori locali De Gruyter e Campus. Il cyberlocker avrebbe permesso il caricamento illecito di materiale in violazione del diritto d’autore .
Ma, almeno stando al testo visionato dalle parti in causa, RapidShare non ha raccolto una piena vittoria in aula. Sebbene non obbligata a filtrare i contenuti degli utenti, la piattaforma dovrebbe invece monitorare costantemente i siti terzi che linkano il materiale illecito presente sul sito . I responsabili del cyberlocker dovrebbero così rendere inaccessibili questi specifici file.
“È esattamente quello che facciamo da anni – ha continuato Zwingli – Se il nostro team antiabusi identifica un link per il download di un contenuto caricato illegalmente sui server di RapidShare, il file in questione viene immediatamente bloccato”. Non è però chiaro come faranno i responsabili del sito ad identificare e giudicare tutti i link in entrata ospitati sui siti terzi .
E se il CEO Zwingli ha mostrato una certa sicurezza sulla fattibilità della cosa, i legali del cyberlocker hanno annunciato il ricorso presso la Corte Suprema in terra tedesca. “Lo facciamo di comune accordo perché è nostro interesse mantenere un servizio pulito”. In sostanza, RapidShare non vorrebbe essere obbligata a controllare i siti terzi, un’imposizione considerata “dubbia da un punto di vista legale”.
Mauro Vecchio