Berlino – La Corte Costituzionale tedesca ha confermato che la Polizia non può hackare segretamente il personal computer di eventuali sospettati di reato. Le associazioni per i diritti civili hanno esultato, anche se è già chiaro fin dalle prime ore che la questione non finisce qui. Un’altra Corte, nel febbraio 2006, aveva legalizzato l’hacking investigativo. A novembre poi il giudizio era stato annullato e il Procuratore Generale Monika Harms aveva presentato un appello. Di fatto la sentenza di lunedì rigetta l’appello e ri-convalida la decisione dello scorso autunno.
Dato che non esiste ancora una Legge specifica, secondo la Corte di Karlsruhe, la “perquisizione” in remoto dei dati contenuti su un PC non può essere equiparata ai normali metodi di investigazione utilizzati dalle Forze inquirenti. La differenza sostanziale è che nel primo caso l’azione viene condotta all’insaputa del sospetto, mentre le classiche perquisizioni avvengono in presenza di almeno un testimone. Anche le intercettazioni telefoniche non possono essere considerate come questo genere di hacking, dato che l’analisi dei dati archiviati è diversa dalla comunicazione in tempo reale.
L’agenzia stampa DPA ha riportato la soddisfazione dell’ufficio della Procura soprattutto per la chiarezza espressa dalla Corte: ” Apprezziamo la decisione, dato che stabilisce chiaramente le modalità di investigazione riguardanti le prove online”.
Intanto, il Ministro degli Interni Wolfgang Schauble si è già schierato apertamente con la polizia, confermando che si impegnerà per far redigere una nuova legge al riguardo. A suo parere, infatti, l’hacking fino ad ora ha permesso di localizzare e perseguire numerosi terroristi
Di parere contrario Jan Korte, dirigente del Partito del Socialismo democratico , che ha accolto la decisione della Corte Costituzionale come “un dono per i diritti civili”. “Il Ministro degli Interni non dovrebbe continuare a pensare a nuovi metodi di spionaggio e poi solo dopo valutarne gli effetti legali”, ha sottolineato Korte.