Berlino – Occultati fra gli allegati di innocue email provenienti dalle agenzie governative, dei trojan di stato potrebbero monitorare gli hard disk e la vita online di presunti terroristi, riempiendo i server della polizia di informazioni preziose. È un documento trapelato presso la stampa tedesca, un “canovaccio” tecnico sulla questione, a svelare il contenuto della proposta che il ministro degli interni Wolfgang Schauble (vedi foto in basso) tenterà di includere in una più ampia legge a tutela della sicurezza nazionale.
Ironia della sorte, la proposta di legge che sembrerebbe legittimare il cracking di stato giunge in seguito al recente attacco subito dal governo tedesco a mezzo trojan di presunta origine cinese, e in seguito alla discussa legge 202C , che prevede l’inasprimento delle pene per hacker e smanettoni. E si pone come “naturale conseguenza” del veto nel quale era incorso l’analogo provvedimento adottato dal lander del Nord-Reno Westfalia. Le indagini da remoto a mezzo software erano state bandite nel dicembre scorso dall’Alta Corte tedesca perché non assimilabili né alla normativa che regola le intercettazioni, né a quella che regola le perquisizioni domiciliari. Ed ecco che il ministero ha tentato di sopperire al vuoto legislativo , al fine di supportare l’introduzione dell’indagine a mezzo “software per l’investigazione forense”, paragonato da Schauble all’americano CIPAV .
La misura sembra incontrare l’approvazione del cancelliere Merkel, che attraverso un suo portavoce, riporta AP , ha dichiarato di condividere la proposta, che dovrà però passare per le forche caudine del dibattito fra i ministri, la coalizione governativa e gli esperti in materia.
La disputa si preannuncia accesa, nonostante il ministro Schauble abbia tentato di rassicurare gli oppositori riguardo alla parsimonia con la quale la legge verrà applicata. Una promessa, riporta Spiegel Online , supportata dalla parole del presidente della Bundeskriminalamt ( BKA ), la polizia criminale tedesca, che assicura che la normativa verrà applicata con una frequenza nell’ordine di dieci volte l’anno con interventi mirati e personalizzati , che non porranno problemi di privacy, in quanto le investigazioni si limiteranno a carpire pochi bit di informazioni , senza sconfinare nella vita privata del presunto terrorista.
Queste precisazioni potrebbero però non temperare la strenua opposizione di coloro che temono che il provvedimento possa aprire la strada ad uno spionaggio statale pervasivo , in grado di attentare al diritto alla privacy dei netizen tedeschi, con la conseguenza di minare la fiducia che i cittadini ripongono nello stato. Dei rischi che, tra l’altro, il governo potrebbe correre inutilmente, dato che, osservano l’esperto di sicurezza Hartmut Pohl intervistato da AP e numerosi utenti di Slashdot , sarebbe un’ ingenuità ritenere che i sospetti terroristi che operano online siano sprovveduti al punto di non saper riconoscere il malware statale.
Gaia Bottà