YouTube non può accondiscendere alle richieste dei tutori dei detentori dei diritti, non può dispensare denari più di quanto già non faccia per ricompensare gli autori che caricano su YouTube clip musicali, stralci di film e materiale promozionale. Sono numerosi i video che stanno scomparendo dalla versione tedesca del portalone: YouTube non è più in grado di offrirli al proprio pubblico.
La situazione tedesca ricalca quella creatasi nei giorni scorsi nel Regno Unito: PRS, collecting society britannica, aveva atteso la scadenza del contratto negoziato con YouTube per proporre un aumento del corrispettivo che la piattaforma avrebbe dovuto versare in cambio del materiale premium postato per sfamare i cittadini della rete. Le richieste di GEMA, il corrispettivo tedesco della SIAE che rappresenta 60mila artisti locali, si sarebbero abbattute sul capo di YouTube nei giorni scorsi: il 31 marzo scadeva l’accordo stipulato nel 2007 con cui YouTube offriva ai netizen contenuti con la mediazione della collecting society, ora non ci sarebbero i presupposti per il rinnovo .
Le motivazioni sono le stesse che hanno fatto arenare le negoziazioni nel Regno Unito, aggravate: GEMA chiede troppo, chiede, spiega Google in un post ufficiale , cinquanta volte quanto aveva proposto il suo analogo britannico, “Sarebbe come se ad un appassionato di musica si chiedesse di pagare 500 euro per un ordinario CD”. Si tratterebbe, spiega a Billboard il portavoce tedesco di Google Hennig Dorstewitz, di prezzi proibitivi : se GEMA sostiene di aver fissato una quota di 0,01 centesimi di euro per streaming, una quota che si potrebbe considerare già più che consistente, da YouTube assicurano che la proposta di accordo avrebbe previsto tariffe ben più sostanziose. Dorstewitz ha dichiarato che GEMA avrebbe piuttosto chiesto 12 centesimi di euro e l’obbligo di stipulare un accordo a lungo termine. Da YouTube non sono dunque disposti a cedere: la cifra sarebbe esagerata per ricompensare degli artisti e degli autori che affidano stralci delle proprie opere a YouTube per ampliare e per consolidare le proprie schiere di fedeli e appassionati consumatori.
Oltre che di denari, si tratterebbe di una questione di livello pratico: GEMA, per effettuare le spartizioni eque fra i propri associati, ha chiesto i dettagli dell’utilizzo del catalogo messo a disposizione attraverso la piattaforma. YouTube, spiega la collecting society, avrebbe rifiutato di snocciolare i log, a favore di un accordo basato su soluzioni fofettarie.
YouTube ha così avviato le procedure per rendere quanto più inaccessibili possibile i video che contengono il materiale frutto del lavoro di artisti rappresentati da GEMA. “Ci chiedono di perdere del denaro ad ogni streaming – ha spiegato un rappresentante di YouTube – Non possiamo affidarci a dei modelli economici insostenibili, soprattutto in questo settore. Fino a che non otterremo delle tariffe accettabili per il nostro modello di business non saremo in grado di garantire il servizio di video premium in Germania”.
YouTube costituisce per gli autori una vetrina sempre più strategica . Non è dato conoscere per ora il parere degli artisti rappresentati da GEMA, non è dato sapere se la mediazione della collecting society in questa contingenza rappresenti per loro un ostacolo alla visibilità, alla possibilità di guadagnare l’interesse delle platee e di spingerle ad un consumo di musica che possa in qualche modo ricompensarli. Saranno GEMA e YouTube a sciogliere i nodi del disaccordo: entrambe le parti si sono dichiarate pronte a discutere per raggiungere un compromesso equo. Ma YouTube non sembra disposta a cedere alle istanze degli gestori dei diritti: “Vogliamo che gli artisti vengano retribuiti per le opere che mettono a disposizione su YouTube – ha spiegato un portavoce della piattaforma – ma il denaro con cui dovrebbero essere pagati dovrebbe transitare dall’etichetta all’artista, non tra l’artista e YouTube”.
Gaia Bottà