Sarà costretta ad installare un meccanismo di filtraggio per evitare il caricamento di clip musicali in violazione del copyright, al di là delle tecnologie già adottate per la rimozione dei contenuti su segnalazione dei legittimi detentori dei diritti. La gigantesca piattaforma di video sharing YouTube è stata infatti considerata responsabile del materiale illecito pubblicato dai suoi utenti .
Un pugno nello stomaco della proprietaria Google, ordinato da una corte di Amburgo a due anni di distanza dallo scontro legale avviato dalla collecting society tedesca GEMA. Stando alle accuse, il Tubo non avrebbe pagato le royalty relative a 12 filmati musicali , caricati dagli utenti in evidente violazione del diritto d’autore. Il portalone di BigG non avrebbe fatto alcunché per prevenire la comparsa del materiale illecito.
La difesa del sito è ora caduta come un castello di carte davanti al giudice tedesco. Tecnologie di rimozione come Content ID non sarebbero sufficienti a scagionare la piattaforma, ora considerata responsabile di quanto caricato dagli utenti. E dunque i responsabili del Tubo dovranno implementare un meccanismo di filtraggio per evitare la pubblicazione , con conseguenze cruciali per il suo business basato sui contenuti generati dai netizen.
Se condannata al pagamento delle royalty per tutti i video caricati in barba a GEMA, la piattaforma potrebbe ricevere un conto salatissimo. Per non parlare delle implicazioni che questa decisione avrebbe sul caso da 1 miliardo di dollari contro Viacom, ora riaperto clamorosamente in terra statunitense.
Vibranti le proteste di Google, che ha già sottolineato come un meccanismo di filtraggio dei contenuti possa rallentare il naturale processo di caricamento dei video. Un colpo allo user generated content , in particolare a tutti quelli che sfruttano il video sharing per fare informazione secondo i canoni del citizen journalism. È stato stimato che su YouTube vengono caricate in media 60 ore di video al minuto .
Mauro Vecchio