Mancano ormai pochi giorni e la versione tedesca di YouTube festeggerà il suo secondo anno di vita. Qualcosa, tuttavia, si appresta a rovinare questo lieto compleanno: un gruppo di etichette indipendenti, insieme a vari artisti ed editori, ha deciso di dare avvio ad un’indagine che faccia luce su una presunta, persistente violazione del copyright da parte della piattaforma di video sharing.
Il Pubblico Ministero di Amburgo ha inviato una richiesta di collaborazione alle autorità statunitensi, per arrivare a costringere Google a fornire i dati identificativi degli utenti che hanno eseguito sia l’upload che la fruizione di materiale protetto da copyright. Ad annunciare l’avvio delle indagini è stato l’avvocato Jens Schippmann, assoldato dal gruppo di autori e produttori tra cui il soprano britannico Sarah Brightman e il producer tedesco Toni Cottura (già con Backstreet Boys e Twenty Four Seven). Ad aggiungersi alla lista, le etichette indipendenti Highball Music e Coconut Music .
Stando alle dichiarazioni di Schippmann, la versione tedesca di YouTube avrebbe distribuito contenuti di tipo user-generated senza alcuna autorizzazione da parte dei detentori del copyright, con l’aggiunta del mancato pagamento delle royalty a partire dallo scorso primo aprile. L’avvocato ha poi riportato le rimostranze dei legali di Brightman e del suo produttore Frank Peterson: YouTube non avrebbe mai risposto alle ripetute richieste di eliminare circa 8mila video relativi al soprano, prevenendo qualsiasi caricamento futuro da parte degli utenti.
“Avremmo bisogno di circa 200 giorni di lavoro – ha spiegato Peterson senza però precisare le modalità con cui potrebbe procedere all’epurazione – per eliminare tutto il materiale relativo a Brightman. Si tratta di una forma grottesca di perversione – denuncia Peterson riferendosi a quello che ritrae come un atteggiamento superficiale da parte della piattaforma – che viene perpetrata in modo scrupoloso da YouTube. Il risultato di tutto questo? Non avremmo il tempo sufficiente per pensare alla produzione di nuove canzoni”.
Le accuse non sono finite qui: il gruppo di artisti e produttori ha puntato il dito contro la piattaforma per aver impedito loro l’accesso al programma Content ID , che Google utilizza per identificare il materiale protetto da copyright. Un portavoce di Google ad Amburgo ha respinto tali accuse, definendole prive di fondamento: “YouTube lavora al fianco di migliaia di detentori dei diritti nel mondo, per assicurarsi che possano gestire e controllare le proprie opere. Lo strumento Content ID permette loro di autorizzare o bloccare i contenuti, nella maniera più semplice e chiara”.
Ora, l’accusa vorrebbe che il Pubblico Ministero di Amburgo chiami in causa il Ministero Federale della Giustizia tedesco, per richiedere assistenza giuridica negli Stati Uniti, in modo da ottenere i log che permettano l’identificazione degli utenti. Le autorità non si sono ancora pronunciate.
Mauro Vecchio