Nei giorni scorsi, Jason Miller, consulente senior di Donald Trump, ha portato online il nuovo progetto GETTR: di fatto un social network caratterizzato da un’interfaccia simile a quella di Twitter e da un’organizzazione dei contenuti in trending topic. In breve tempo sono stati registrati oltre 500.000 account. Una partenza lanciata, se non fosse per la violazione subita proprio nelle ore dell’esordio.
GETTR va online e subito scivola
Chi ha eseguito l’attacco è riuscito ad allungare le mani su alcuni profili di spessore, incluso quello dell’ex segretario di stato Mike Pompeo, su cui l’autore dell’azione Juba Baghdad ha lasciato la firma: JubaBaghdad was here, follow me in twitter 🙂
. Questa la dichiarazione di Miller in merito all’incidente di sicurezza e alle sue conseguenze, affidata alla redazione di Reuters.
Il problema è stato identificato e risolto in pochi minuti, i responsabili sono stati in grado di cambiare solo alcuni username.
Steve Bannon ha definito GETTR come il Twitter killer, con un riferimento nemmeno troppo velato al ban imposto dalla piattaforma di Jack Dorsey all’ex Presidente USA. Dopo i fatti di Capitol Hill, per Donald Trump è scattata anche l’esclusione da Facebook e da YouTube.
Ufficialmente il tycoon non sta finanziando il progetto, molti ritengono però sia stato messo in campo in seguito al fallimento della sua prima iniziativa social post-Casa Bianca (di fatto un semplice blog integrato nel sito ufficiale) e in un’ottica più lungimirante in vista della corsa alle elezioni del 2024.