Carol Highsmith ha intentato una causa miliardaria contro Getty Images, la regina mondiale delle agenzie fotografiche adusa a difendere a spada tratta il diritto d’autore dalla pirateria e dai motori di ricerca online . Ma anche colpevole, a quanto pare, di non tenere in considerazione i diritti altrui vendendo foto su cui non può vantare alcuna proprietà.
Highsmith è nota per le sue attività fotografiche non profit, e per aver deciso di donare tutti i suoi scatti al pubblico dominio attraverso la Biblioteca del Congresso. Un lavoro ispirato a nomi celebri della fotografia (Frances Benjamin Johnston e Dorothea Lange) e iniziato già negli anni ’80, in epoca pre-digitale.
Incurante della vocazione eminentemente non profit del lavoro di Highsmith, Getty Images è stata “beccata” a rivendere i diritti di sfruttamento di più di 18.000 delle sue foto; ironia delle ironie, la stessa fotografa “pro-bono” è stata contattata da License Compliance Services (una società di “copyright enforcement” con presunti collegamenti a Getty) con la richiesta di pagare 120 dollari come compensazione per l’uso delle sue stesse immagini.
Come scrivono i legali di Highsmith, Getty e associati “non solo hanno chiesto illegalmente il pagamento dei diritti di sfruttamento a persone e organizzazioni che già erano autorizzate” a usare le foto in via del tutto gratuita, ma si sono anche “falsamente e in maniera fraudolenta dichiarate come proprietarie esclusive del copyright” per le immagini minacciando cause contro tutto e tutti.
Highsmith chiede a Getty Images di pagare 1 miliardo di dollari per i danni causati al suo lavoro e i ricavi incamerati in maniera illegittima, mentre l’agenzia fotografica dice di essere impegnata a indagare sulla faccenda. Un primo risultato pratico la causa miliardaria lo ha comunque avuto, visto che ora le foto incriminate non sono più disponibili nel database di Getty.
Alfonso Maruccia