Si era configurata come una disfida legale provocatoria, volta a conquistare la massima visibilità nel nome del valore del pubblico dominio, si è conclusa con il veto del tribunale di competenza, che ha giudicato senza fondamento qualsiasi accusa. La fotografa Carol Highsmith, che aveva rinunciato al copyright sui propri scatti, non otterrà nemmeno un centesimo di quanto rivendicato dall’agenzia fotografica Getty Images, denunciata dopo che aveva richiesto all’artista un pagamento per una delle sue stesse immagini nell’ambito di un uso commerciale che non sarebbe compatibile il libero utilizzo che la fotografa aveva scelto per le sue foto.
Era il dicembre 2015 quando la fondazione di Highsmith, This is America! , riceveva una ingiunzione di pagamento dalla divisione dedicata alla tutela della proprietà intellettuale di Alamy, una agenzia di stock photo affiliata a Getty. La fotografa, secondo i legali, avrebbe pubblicato senza autorizzazione né licenza un’immagine gestita negli archivi di Alamy, e per questo motivo era invitata a corrispondere 120 dollari per sanare il problema senza ricorrere ad un confronto di fronte alla giustizia. Highsmith ha immediatamente reso noto ad Alamy di essere l’autrice dell’immagine, immagine che fa parte di un pacchetto di migliaia di fotografie che lei stessa ha donato alla Library of Congress e quindi al pubblico dominio , affinché chiunque potesse ripubblicarle liberamente.
Se Alamy aveva deposto le rivendicazioni nei confronti della fotografa, non aveva però smesso di sfruttare la foto in questione , offrendola a terzi dietro pagamento insieme ad altre 18mila immagini scattate dalla donna e donate al pubblico dominio. Highsmith, nel corso dell’estate, aveva così depositato una denuncia nei confronti dell’agenzia: Getty si sarebbe impropriamente attribuita diritti sulle foto e avrebbe così tradito gli intenti dell’autrice facendo un uso commerciale di opere che Highsmith avrebbe voluto fossero liberamente e gratuitamente utilizzabili da chiunque. Secondo i legali della fotografa i danni che la giustizia avrebbe potuto imporre all’agenzia avrebbero potuto raggiungere il miliardo di dollari .
Tuttavia sarà proprio il pubblico dominio a determinare l’impossibilità a procedere per la fotografa. L’agenzia aveva replicato alle accuse di Highsmith precisando di non attribuirsi il copyright o la paternità delle immagini ma semplicemente di impiegare le immagini nell’ambito della propria attività commerciale . Getty aveva poi sottolineato il fatto che la fotografa non potesse rivendicare alcunché dall’agenzia, proprio perché le immagini sono state rilasciate in pubblico dominio: con questa operazione Highsmith avrebbe rinunciato a far valere i propri diritti sulle foto in questione.
Il tribunale incaricato di valutare il caso ha dato ragione a Getty e ha ritenuto le accuse della fotografa prive di fondamento.
Gaia Bottà