L’impianto nucleare di Fukushima disastrato dopo il terremoto delle scorse settimane è ancora sotto stretta osservazione da parte dei tecnici e delle autorità energetiche del Sol Levante, e nel tentativo di riprendere il controllo della situazione si provvede a fare uso anche di robot radicomandati .
I tecnici di Fukushima hanno già messo in azione Monirobo (“Monitoring Robot”), un drone lungo 1,5 metri, dal peso di 600 chilogrammi e dotato di due nastri cingolati capace funzionare in condizioni operative dove l’esposizione alle radiazioni nucleari potrebbe avere effetti fatali per gli esseri umani.
Monirobo è dotato di un sistema di videocamere in 3D, sensori di temperatura e umidità nonché – naturalmente – quello per le radiazioni. Il robot ha un braccio orientabile con cui può rimuovere ostacoli o raccogliere esemplari di materiale da studiare, e può essere controllato in relativa sicurezza da una distanza di circa un chilometro.
La sua resistenza “robotica” alle radiazioni non è comunque assoluta: i sofisticati sistemi elettronici di cui è dotato (videocamere in primis) necessitano di adeguata schermatura per evitare di incorrere in malfunzionamenti , in maniera non dissimile da quanto succede con l’hi-tech spedito in orbita o nello spazio esterno da NASA e dalle altre agenzie spaziali.
Il progetto Monirobo è figlio degli incidenti ai reattori giapponesi avvenuti negli anni passati, e prevede una serie di unità contraddistinte da un codice di colore – Red Monirobo, Yellow Monirobo e via elencando – dotate di funzionalità differenti: dopo l’unità Red impiegata negli scorsi giorni, i tecnici di Fukushima potrebbero presto mettere in funzione l’unità Yellow con cui poter raccogliere campioni di polvere e analizzare l’aria alla caccia di gas esplosivi.
Il Giappone impegnato con l’emergenza nucleare continua a scavare per stabilire un primo bilancio delle vittime e dei danni provocati dalla furia della natura, e anche per il settore della tecnologia digitale si attendono bilanci pesanti per le conseguenze che tali danni avranno in ogni ambito del mercato : recentemente Cisco si è detta costretta a ritardare il suo “advisory” semestrale sulle vulnerabilità della piattaforma Internetwork Operating System (IOS), Nikon ha spostato la produzione di fotocamere reflex digitali in Malaysia, mentre l’industria dei semiconduttori sarà costretta a fare a meno del 25 per cento della fornitura mondiale di wafer di silicio per la realizzazione di microchip e circuiti integrati. Rinunce che ovviamente ricadono sull’economia giapponese e il mercato interno del lavoro: ovvero, in ultima analisi, sui cittadini del paese del Sol Levante.
Alfonso Maruccia