Quale destino attende i floppy disk, ora che anche il Giappone ha deciso di eliminarli completamente dalla sua macchina burocratica? Il mese scorso, la Digital Agency nipponica ha cancellato con un colpo di spugna tutte le 1.034 normative che ne prevedevano l’utilizzo. L’unica eccezione è rappresentata da una regola inerente alle modalità di riciclaggio dei veicoli (purtroppo, non sono disponibili ulteriori dettagli in merito).
Niente più floppy disk per il Giappone
Taro Kono, ministro per gli affari digitali del paese, ha dichiarato in tono trionfante a Reuters: Il 28 giugno, abbiamo vinto la guerra contro i floppy disk!
. Si chiude così una battaglia avviata anni fa e passata, all’inizio del 2024, dalla messa al bando dei supporti per la trasmissione dei documenti ufficiali.
Non si commetta l’errore di pensare che il Giappone sia l’unico paese rimasto fino ai giorni nostri a dover fare i conti con i dischetti. Dall’altra parte del mondo, negli Stati Uniti, sono stati impiegati fino al 2019, nella loro versione da 8 pollici, in un computer IBM Serie 1 con installato il software SACCS (Strategic Automated Command and Control System) per il lancio delle testate nucleari.
La storia dei dischetti
Inventato proprio da IBM alla fine degli anni ’60, il formato è rimasto popolare per almeno tre decenni, passando da una serie di evoluzioni che hanno visto gradualmente incrementare la capacità di immagazzinare dati e, al tempo stesso, diminuire le dimensioni del supporto. Si è passati da quelli originale da 8 pollici già citati ai più recenti da 3,5 pollici, passando dallo step intermedio dei 5,25 pollici.
Ancora oggi, nell’epoca delle unità SSD ultraveloci e della sincronizzazione con il cloud, l’immagine del floppy disk rimane associata alla funzione di storage. Non a caso, sono molti i software che continuano a utilizzare un’icona che ne riproduce il profilo per indicare il comando associato al salvataggio dei file.