Le aziende giapponesi potrebbero dotarsi di un sistema di controllo dei loro impiegati basato su uno smartphone: l’apparecchio dovrebbe permettere al datore di lavoro di tracciare i comportamenti e le azioni compiute da chi lo porta con sé.
Ad aver sviluppato la tecnologia è la nipponica KDDI: basta un aggiornamento del firmware e l’apparecchio registra e invia ad un database le informazioni raccolte tramite l’accelerometro. Tali segnali vengono poi analizzati in un server centrale.
Gli schemi di segnali generati dagli spostamenti dell’accelerometro permettono a KDDI di capire cosa i possessori stiano facendo, distinguendo tra varie attività comuni come camminare, salire le scale o anche le azioni compiute durante le pulizie.
Anche se secondo alcuni osservatori si tratterebbe di una tecnologia che potenzialmente potrebbe risultare molto utile, per esempio nel campo della telemedicina, quello del controllo sul posto di lavoro sembra essere il modello di business dei dirigenti KDDI. Ed è facile pensare che in combinazione con il GPS il controllo sull’attività dei lavoratori possa diventare molto esteso.
“Ci sono questioni che toccano la sfera della privacy e i datori di lavoro dovrebbero siglare un accordo con gli impiegati per poterlo implementare”, (anche perché devono convincersi a portarlo con sé), ma una volta legittimati i rapporti – secondo i dirigenti KDDI – la tecnologia non violerebbe la privacy dei lavoratori: “Ci piace pensare alla nostra creazione più come un sistema premuroso e materno che come un sistema di controllo in stile Grande Fratello”.
E di cellulari premurosi e materni il Giappone non sembra saper fare a meno: l’Università di Tokyo ha sviluppato una tecnologia in grado di trasmettere fisicamente un certo tipo di emozioni all’altro capo del telefono.
La tecnologia funziona combinando un sistema di sensori e con l’ effetto Peltier : quando un utente con l’apparecchio in mano inizia a mostrare segni rilevabili (sudorazione, accelerazione del battito cardiaco) di emozione (agitazione, rabbia) i segnali vengono inviati all’apparecchio della persona all’altro capo della linea insieme segnale telefonico. Una volta ricevuti i dati, questo secondo apparecchio inizia, essendo dotato di un sistema Peltier, a surriscaldarsi (fino a 9 gradi oltre la temperatura ambientale, o raffreddandosi se l’emozione si dirada) comunicando così il cambio d’umore. Il tutto in appena 2 secondi.
Claudio Tamburrino