Giappone, nuova bufera per Google Suggest

Giappone, nuova bufera per Google Suggest

BigG denunciata ancora una volta da un uomo al cui nome erano stati associati vari reati. Già nel marzo scorso il tribunale di Tokyo aveva ravvisato la diffamazione
BigG denunciata ancora una volta da un uomo al cui nome erano stati associati vari reati. Già nel marzo scorso il tribunale di Tokyo aveva ravvisato la diffamazione

Ancora una volta la funzione di autocomplete di Google è al centro di una querelle legata alla privacy degli utenti. Questa volta è un uomo residente a Tokyo la cui identità rimane riservata, che – secondo quanto riferito dal Daily Yomiuri – ha adito le vie legali contro BigG perché, mentre digitava il suo nome, comparivano nella query parole riferite ad attività criminali.
La questione si è protratta per diversi mesi, nonostante i ripetuti tentativi dell’utente di ottenere da Mountain View la cancellazione di quei riferimenti sgraditi.

Google ha sempre negato ogni coinvolgimento diretto, sostenendo che la funzione di completamento automatico si basa su un algoritmo che genera i riferimenti in maniera del tutto automatica. Ma ciò non ha impedito all’uomo di incontrare diverse difficoltà nella vita reale.

Hiroyuki Torita, legale dell’utente, ha sostenuto che “a causa dell’associazione del suo nome con varie tipologie di reati, il mio cliente ha perso il lavoro e da allora ha sempre maggiori difficoltà a trovarne uno nuovo. Questi comportamenti da parte di Google sono una vera e propria forma di diffamazione e violazione della privacy, e valgono tanto per i privati quanto per le piccole e grandi aziende. Ritengo per tanto opportuno che il mio cliente venga risarcito di tutti i danni subiti”. Il tribunale della capitale giapponese, nel marzo scorso, aveva pertanto intimato a BigG di sospendere le funzioni di autocomplete incriminate.

La difesa di Mountain View sostiene che “casi del genere sono pochi e per fortuna isolati, non rappresentano perciò una prerogativa di Suggest. Nell’elaborazione degli algoritmi di ricerca non c’è alcun intervento umano, salvo quando i dati vengono aggiornati per consentire alla funzione di tenersi al passo con l’attualità. Non escludiamo però che possa esserci un individuo omonimo che potrebbe aver avuto a che fare con determinati tipi di reati”. Non è chiaro se gli inquirenti abbiano già vagliato questa possibilità.

Secondo l’avvocato Torita, “Google si era impegnata a risolvere il problema, ma non l’ha fatto. Pertanto la nostra linea sarà sempre ferma nel richiedere il risarcimento del danno”.

Analoghi casi di diffamazione tramite Suggest si sono già verificati in Francia , Brasile e Cina (dove Mountain View è già stata condannata), Argentina, Svezia e Regno Unito (in questo caso fu assolta). Due casi si sono verificati anche nel nostro paese, nel qual caso ci sono state una condanna e un’ assoluzione .

Cristiano Vaccarella

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Pubblicato il
19 giu 2012
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