Giappone, Parlamento sotto cyber-attacco

Giappone, Parlamento sotto cyber-attacco

Le autorità nipponiche denunciano l'incursione di un trojan cinese nei sistemi usati dai parlamentari. Mentre circolano ulteriori, preoccupanti dettagli sulla breccia recentemente apertasi nelle macchine del contractor Mistubishi
Le autorità nipponiche denunciano l'incursione di un trojan cinese nei sistemi usati dai parlamentari. Mentre circolano ulteriori, preoccupanti dettagli sulla breccia recentemente apertasi nelle macchine del contractor Mistubishi

Se non è una vera emergenza nazionale poco ci manca: alcuni sistemi informatici usati dai parlamentari giapponesi sono stati presi di mira da un malware con collegamenti in terra cinese, fatto che fa temere per una potenziale compromissione di dati riservati da parte di soggetti stranieri.

Il trojan cinese è stato individuato su almeno tre sistemi appartenenti ad altrettanti membri della camera bassa del parlamento giapponese e “forse” su un server: il malware è riuscito a penetrare nel sistema governativo attraverso una email infetta, procedendo poi a estrarre informazioni e inviarle a un server remoto per almeno un mese.

I dati sulla reale portata dell’incidente sono ancora parziali, ma si sa che attraverso quei tre sistemi infetti il trojan è riuscito a intercettare informazioni riconducibili ai 480 parlamentari e ai rispettivi staff tecnici. Il collegamento cinese? Le indagini (tutt’ora in corso) hanno carpito comunicazioni telematiche verso un server presente in Cina.

Non bastasse questo nuovo caso di cyber-warfare governativo, la situazione della cyber-sicurezza giapponese si fa sempre più preoccupante a seguito delle comunicazioni diffuse dal Ministero della Difesa in merito all’incidente capitato il mese scorso.

La breccia nei server di Mitsubishi Heavy Industries, dice ora il Ministero, ha portato alla compromissione di dati sensibili riconducibili al design di un nuovo caccia pensato per uso militare. Nonostante tutto la sicurezza nazionale del Giappone non è in gioco, si affrettano a rassicurare le autorità.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
26 ott 2011
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