Giappone, rubati milioni di dati

Giappone, rubati milioni di dati

Anonimi cracker hanno sottratto il database utenti dai computer di KDDI, il secondo operatore giapponese di telefonia mobile: si parla di informazioni sensibili corrispondenti a quattro milioni di clienti
Anonimi cracker hanno sottratto il database utenti dai computer di KDDI, il secondo operatore giapponese di telefonia mobile: si parla di informazioni sensibili corrispondenti a quattro milioni di clienti

Tokyo – KDDI , il numero due nel mercato giapponese della telefonia mobile, ha comunicato un gravissimo furto d’identità avvenuto sui server di Dion , un portale online diretto dall’azienda che offre servizi di posta elettronica e comunità virtuale. Anonimi cracker hanno sottratto il database degli utenti, accaparrandosi dettagli personali riguardanti quattro milioni di persone .

Tadashi Onodera, presidente di KDDI, ha chiesto pubblicamente scusa agli utenti del servizio: “La nostra credibilità ne soffrirà tantissimo, stiamo facendo il possibile per recuperare la fiducia dei nostri clienti”. Le dinamiche dell’accaduto sono ancora avvolte nel mistero. Le informazioni sensibili degli utenti, secondo quanto riferiscono i portavoce di KDDI, “erano salvate all’interno di un server inaccessibile dall’esterno”.

Pertanto le forze di polizia stanno pensando all’ipotesi del furto ad opera di un impiegato di KDDI dotato di accesso alla rete interna dell’operatore. Il furto è accaduto lo scorso maggio ma è stato svelato soltanto nei giorni scorsi, quando le autorità hanno catturato due sospetti: il duo voleva estorcere circa 80mila euro a KDDI, in cambio della restituzione del database.

La pratica del furto d’identità è sempre più diffusa ed è ormai considerata una delle più temibili forme di crimine informatico . Il fenomeno è diffuso specialmente negli Stati Uniti, dove alcuni cracker hanno recentemente sottratto all’esercito dati sulle agenzie dell’arsenale atomico .

Solitamente, il furto d’identità viene compiuto da truffatori che tentano di avvalersi delle informazioni personali rubate per effettuare acquisti di prodotti online o per attivare servizi, il tutto a detrimento delle vittime.

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Pubblicato il
14 giu 2006
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