Aveva creato sei armi in plastica, due delle quali potenzialmente letali: Yoshitomo Imura, 28enne ex dipendente dello Shonan Institute of Technology, è stato condannato a due anni di carcere per aver violato le leggi giapponesi che regolano il controllo e la circolazione delle armi.
L’ arresto , che risale allo scorso mese di maggio, era stato agevolato dalla pubblicazione di progetti in Rete e di certi video su YouTube, in cui il 28enne mostrava al mondo il potenziale delle proprie creazioni, denominate ZigZag, e modellate sulla base del noto progetto Liberator, sviluppato dalla discussa non profit statunitense Defense Distributed e capace di generare un intenso dibattito a proposito della legalità di armi tanto inusuali quanto pericolose.
Caricatori capaci di ospitare fino a sei proiettili, dispositivi di sicurezza troppo facilmente removibili: delle armi rivenute nel corso delle perquisizioni presso l’abitazione dell’uomo, a Kawasaki, due sono state ritenute potenzialmente mortali. E dunque soggette alla rigida normativa giapponese che regola la circolazione delle armi. Per questo motivo Imura è stato condannato a scontare due anni di carcere: la pubblica accusa aveva chiesto una sentenza di 42 mesi, gli avvocati dell’uomo chiedevano che la pena venisse sospesa, in quanto la legge non prevede la fattispecie delle armi forgiate in materiale plastico con stampanti 3D.
Il giudice ha però ritenuto che Imura “intendeva dimostrare che le armi da fuoco possono essere create facilmente e ha ampiamente pubblicizzato le proprie azioni su Internet”. L’emulazione, secondo il tribunale, sarebbe estremamente pericolosa. E i fatti dimostrano come in Rete, i modelli di Imura siano stati accolti, riprodotti e affinati: dei membri della community Free Open Source Software & Computer Aided Design (FOSSCAD) sono al lavoro per sviluppare una calibro.38 sulla base del modello ZigZag.
Gaia Bottà