Il ventisettenne giapponese Yoshitomo Imura è stato arrestato con l’accusa di fabbricazione e possesso illegale di armi: si trattava di pistole create con una stampante 3D.
Il ragazzo di Kawasaki avrebbe scaricato il modello 3D da un sito straniero e quindi stampato l’arma attraverso la propria stampante 3D: avrebbe inoltre offerto le prove per farsi arrestare, caricando su YouTube video in cui spara con la pistola stampata .
Si tratta del primo caso del genere in Giappone: La polizia ha fatto incursione in casa sua sequestrando cinque pistole ottenute con la stampante 3D, 10 armi giocattolo, ma nessuna munizione.
Imura ha dichiarato di non essere a conoscenza del fatto che stampare in casa un’arma con la nuova tecnologia fosse illegale: tuttavia non sorprende che vi siano regole di questo tipo sull’isola in cui vigono strette normative di controllo sulle armi. Risale al 1958 la legge che proibisce il possesso di “un’arma da fuoco o di una spada” e in tutto il 2011 in Giappone le pistole sono state coinvolte in solo sette omicidi.
D’altronde la questione della diffusione dei progetti di armi create attraverso le stampanti 3D trascende i confini del Giappone: nel Regno Unito la polizia ha già avuto difficoltà ad individuare le pistole stampate, mentre negli Stati Uniti si è avuta notizia della creazione di un’arma metallica potenzialmente legale .
Quelle stampate da Imura sono Liberator, armi sviluppate da Defense Distributed il cui progetto è facilmente rintracciabile online e già scaricato più di 100mila volte, anche se il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha già costretto l’autore, lo studente di legge Cody Wilson, a rimuoverlo. Si tratta dal progetto originario di una .308acp , che ha anche una variante che le renderebbe teoricamente legali negli Stati Uniti: il creatore le ha dotate di un alloggiamento per una barra metallica che serve a renderle a livello pratico rilevabili da un metal detector.
Claudio Tamburrino