Consiglio e Parlamento europeo hanno confermato l’accordo provvisorio di febbraio sulla direttiva che riguarda le condizioni di lavoro dei lavoratori delle piattaforme (Uber, Deliveroo e simili), noti anche come gig worker. Rispetto alla proposta della Commissione europea sono state apportate diverse modifiche. L’accordo è stato criticato dalle stesse aziende, in quanto cambia poco rispetto alle regole attuali.
Decisione lasciata nelle mani dei singoli paesi
La Commissione europea aveva proposto una serie di criteri per determinare se il lavoratore deve essere considerato autonomo o dipendente. In quest’ultimo caso deve avere tutti i diritti previsti dal lavoro subordinato, tra cui salario minimo, orario di lavoro, ferie, protezione contro gli infortuni, disoccupazione, malattia e pensione di vecchiaia.
Il 13 dicembre 2023 era stato raggiunto un accordo provvisorio tra Consiglio e Parlamento, ma il successivo 22 dicembre è arrivata la rettifica: nessun accordo per mancanza del numero legale (maggioranza). Un nuovo accordo provvisorio è stato firmato l’8 febbraio 2024. Tuttavia, a causa dell’opposizione di alcuni Stati membri, il testo finale è stato “annacquato”.
L’accordo, confermato ieri sera, non prevede più il rispetto di criteri per determinare lo status del lavoratore. Saranno i singoli Stati membri a stabilire una presunzione legale di occupazione, in base a leggi nazionali, contratti collettivi e giurisprudenza. Le persone che lavorano per le piattaforme digitali, i loro rappresentanti o le autorità nazionali potranno invocare questa presunzione legale e sostenere di essere stati classificati erroneamente, mentre le piattaforme digitali dovranno dimostrare l’assenza di un rapporto di lavoro.
In pratica non sono state stabilite regole armonizzate a livello europeo, quindi lo status dei lavoratori verrà deciso paese per paese e tribunale per tribunale. La vera novità riguarda gli algoritmi di gestione delle risorse umane. I lavoratori devono essere informati in merito all’uso dei sistemi decisionali e di monitoraggio automatizzati.
È vietato l’uso di sistemi decisionali o di monitoraggio automatizzati per il trattamento di determinati tipi di dati personali, come quelli biometrici e lo stato emotivo o psicologico. Sono inoltre garantiti il controllo e la valutazione umana per quanto riguarda le decisioni automatizzate.
Il testo della direttiva dovrà ora essere approvato da Consiglio e Parlamento. Gli Stati membri avranno quindi due anni di tempo dall’entrata in vigore per recepire le nuove regole nella legislazione nazionale.