Quello che sembra certo è che non c’è ancora alcun Adam: nei labs di Notion Ink gira senz’altro qualche prototipo, magari esisteranno dei progetti e delle pianificazioni ben definite per avviare una produzione su larga scala. Ma se il CEO Rohan Shravan sul blog aziendale discute ancora di specifiche hardware significa che, nella migliore delle ipotesi, la catena di montaggio per inondare il mercato non è ancora partita: nella peggiore, non partirà mai.
Adam, un promettente tablet che dovrebbe montare il tanto atteso schermo Pixel Qi su un dispositivo consumer (assieme alla piattaforma Tegra 2 , ovvero due processori ARM Cortex A9 da 1GHz), sta sempre di più guadagnandosi a pieno titolo un bel distintivo da vaporware . Dopo aver rimandato , o meglio non definito , l’uscita sul mercato internazionale, giustificando la scelta di partire prima in India (patria della startup) per questioni logistiche e distributive, ora Shravan discute in pubblico di Android Froyo (2.2) e Gingerbread (3.0): come se non bastasse un’attesa che si prolunga da mesi, con la concorrenza già sul mercato o che si accinge ad arrivarci (in tempo per la ripresa delle scuole), il fondatore di Notion Ink si mette anche a discutere di specifiche software e hardware. Come se fino a questo momento non fossero stati fatti passi avanti significativi in tal senso.
“C’è una grossa confusione riguardo Gingerbread nelle sale riunioni da queste parti – racconta Shravan sul blog – È difficile da spiegare. Questo OS sarà molto superiore al 2.2, e ci sono alcuni prodotti con il 3.0 a bordo pronti a uscire. Bisogna valutare cosa questo significhi: la finestra per i dispositivi 2.2 sarà veramente ristretta”. Apriti cielo: i commenti si sono popolati rapidamente di inviti a non perdere la bussola, a dimenticarsi del 3.0 e pensare a lanciare il prodotto adesso con il 2.2, pena la perdita di fiducia nel progetto dei potenziali acquirenti o l’accumularsi di ritardi estremamente nocivi per la concorrenzialità di Adam.
A poco vale la precisazione, postata dopo 24 ore, che i dubbi in casa Notion Ink riguardino solo l’hardware: “Vogliamo essere sicuri che si possa aggiornare (alla release 3.0 di Android, ndt). Ma è proprio qui che casca l’asino, visto che i requisiti hardware non sono definitivi”. Il nodo che viene al pettine, par di capire, è che Google non sarebbe molto chiara nella rotta che intende impartire al suo OS mobile (ovvero, manca una roadmap scolpita nella pietra), manca un team o un personaggio di riferimento in tal senso, e dunque Shravan e soci si trovano disorientati nel decidere se e come variare le caratteristiche del loro dispositivo. Ma sarebbe un passaggio pleonastico se, come sarebbe auspicabile, Adam fosse già pronto per la produzione di massa.
Sta di fatto che, a oggi, non esistono specifiche tecniche definitive neppure per l’hardware del tablet Notion Ink , non esiste una data di commercializzazione, non esistono specifiche definitive per il software che andrà a finire sul prodotto, né informazioni chiare sulla sua eventuale “apertura” ad aggiornamenti fai-da-te (ovvero: se sarà possibile effettuare il “rooting” dell’Android montato o installarci ROM personalizzate). Senza un accelerazione significativa, l’azienda indiana perderà il treno della ripresa delle scuole (in Europa e soprattutto negli USA), e c’è il rischio anche di trovarsi a corto di numeri per le feste natalizie: e questa prospettiva, per quanto sia tutto sotto controllo, non dovrebbe far dormire sonni troppo tranquilli a nessuno.
Luca Annunziata