Se il futuro dei giornali cartacei passa per le abitudini dei più giovani, un’ indagine della Carnegie-Knight Task Force dovrebbe far tremare i grandi editori statunitensi che hanno deciso di competere solo in ambito offline.
Nel tentativo di catturare l’attenzione degli alunni del corrispettivo statunitense di medie e superiori, riporta Reuters , gli insegnanti fanno sempre più ricorso ai giornali online. Se infatti i docenti continuano a proclamarsi paladini della carta stampata, il 75 per cento degli studenti proprio non la tollera. Ed ecco che, per appassionare i ragazzi alla lettura e per indurli a lasciarsi trascinare dal fluire delle notizie, il 57 per cento dei docenti discute con gli studenti riguardo a news attinte da giornali online (spiccata la preferenza per i grandi poli editoriali: BBC, New York Times, CNN). Il 31 per cento degli insegnanti preferisce raccogliere testimonianze dalle tv nazionali, mentre solo il 28 per cento sembra affidarsi alla carta ruvida e odorosa dei quotidiani tradizionali.
” Gli studenti non si relazionano più con la stampa tradizionale , non più di quanto facciano con i vecchi dischi di vinile”, rivela un’insegnante.
Ma questo non è un atteggiamento che caratterizza solo i ragazzi: anche molti adulti non vedrebbero più i giornali come punto di riferimento. Tanto che negli Stati Uniti da tempo gli editori dei giornali tradizionali lamentano una costante erosione della readership , che affossa il valore degli spazi pubblicitari da offrire agli inserzionisti.
Per questo motivo gli editori della carta stampata, sempre più frequentemente, decidono di competere sul mercato Internet. Si trasformano così in media organization dotandosi di un’alternativa online, spesso ricca e attraente per il pubblico, da integrare nel loro modello di business. Un modello di successo: le edizioni online dei principali quotidiani americani, ha osservato Nielsen/Netratings, hanno visto aumentare del 9 per cento la loro platea di lettori, con quasi trenta milioni di visitatori unici nel dicembre 2006, rispetto ai 27,4 milioni del dicembre 2005; un trend positivo confermato dai dati offerti dalla Newspaper Association of America, che rivelano, nel corso di un anno, una crescita del 23 per cento degli investimenti in pubblicità presso i siti di giornali online.
I giornali online che sanno differenziarsi rispetto all’edizione cartacea, sembrano conquistare sempre più pubblico grazie all’interattività e alla possibilità di costruire un dialogo con i lettori e fra i lettori. Nielsen/Netratings dimostra infatti che i blog che in questi anni hanno cominciato a costellare le edizioni online dei principali quotidiani stanno raccogliendo il favore del pubblico. Lo dimostra l’aumento del 210 per cento dei visitatori dei blog correlati ai quotidiani online (un dato che appare impressionante, ma che è imputabile all’ascesa recente del fenomeno dei blog legati ai giornali online).
Spesso, inoltre, queste alternative online sono così ricche e attraenti da costituire un’occasione per differenziare gli accessi, suddividendo contenuti premium, a pagamento, dai contenuti ordinari. Un modello che, anche a parere di Larry Page, cofondatore di Google, potrebbe fruttare. In una recente intervista rilasciata a Forbes, Page ammette che sì, le persone pagheranno per leggere giornali online, a patto che sia un’operazione semplice.
Ma davvero c’è motivo di preoccuparsi per la sopravvivenza della carta stampata? Se Negroponte non esitava, già nel 2002, a decretare per la carta stampata una fine certa, Larry Killman, di World Association of Newspapers, non prende queste previsioni troppo sul serio. Killman, in un’ intervista rilasciata pochi mesi fa a BBC, si schiera fra i molti che sostengono che la morte dei giornali sia un pronostico che ricorre ciclicamente, ogniqualvolta un nuovo medium inizia a contendersi l’attenzione delle persone. Èsuccesso con la radio e la tv, è successo con Internet: probabilmente l’online rappresenterà il futuro, ma ciò non implica l’estinguersi della carta stampata. I giornali tradizionali potranno sopravvivere e rifiorire sfidando l’online sul fronte del valore aggiunto, offrendo opinioni autorevoli, senso di appartenenza, valori che sappiano compensare gratuità, concisione e tempistica, tipici dell’online.
Gaia Bottà