Google ha deciso di salvare la carta stampata statunitense dal “fallimento”. Non si tratta di un’opera di bene, bensì di una vasta operazione marketing che vede il servizio Google Print Ads trasformarsi in un gigantesco salvagente per i bilanci collassati di non meno di 225 testate giornalistiche. Nel novembre scorso, il progetto pilota di raccolta pubblicitaria online per quotidiani cartacei aveva riscosso il consenso dei più importanti editori. Washington Post, N.Y.Times ed altri 50 giornali erano infatti saliti istantaneamente sul carrozzone pubblicitario di Google. Insomma, non è un segreto, che con l’avvento di media informativi alternativi la carta stampata abbia subito un duro contraccolpo economico e la pubblicità abbia iniziato a dirigersi verso i nuovi lidi digitali.
A distanza di neanche un anno dal lancio della prima versione di Google Print Ads, quindi, è già pronta un’ulteriore accelerazione al processo di “conquista” pubblicitaria del Quarto Potere. L’azienda di Mountain View ha ufficialmente annunciato l’aggiornamento del suo programma: adesso le testate coinvolte sono quattro volte di più e coprono l’intera nazione. Come sottolinea però Duncan Riley su TechCrunch , il servizio tutt’ora è accessibile solo ed esclusivamente agli inserzionisti statunitensi . “Chiunque, da ogni parte del mondo, con un account AdWords può già puntare ai consumatori americani attraverso il servizio online, quindi perché il resto di noi non può farlo sulla carta?”, si chiede Riley.
Intanto David A. Utter di WebProNews si interroga sui potenziali effetti negativi scaturiti dall’eventuale sbarco di Google nelle redazioni. È evidente come un pseudo broker-pubblicitario sia in grado di esercitare una sorta di controllo finanziario sui giornali – se non altro mettendo a disposizione una soluzione proprietaria che permette di accedere a inserzionisti fino a poco tempo fa inarrivabili.
Una delle certezze del servizio, comunque, riguarda la trasparenza. “Gli inserzionisti e le agenzie possono accedere a Google Print Ads attraverso l’interfaccia AdWords e pianificare campagne mirate su centinaia di quotidiani statunitensi. Quando hanno identificato la testata, fanno un’offerta per gli spazi disponibili e uplodano la loro proposta creativa. Gli editori visionano le proposte e possono accettarle o rigettarle, con l’obbligo di feedback. Report dettagliati e documenti elettronici sanciscono poi i rapporti di responsabilità; Google poi procede con le fatturazioni e i pagamenti”, si legge nel comunicato del servizio.
“Google Print Ads ci ha portato nuovi inserzionisti che erano troppo piccoli per pensare di fare pubblicità su giornali nazionali o che non avevano mai pensato alla carta stampata perché operano largamente online”, ha dichiarato Todd Haskell, vice presidente sviluppo del New York Times.
“I quotidiani sono un’importante risorsa di informazione e un potente strumento di comunicazione, Con Google Print Ads porteremo più inserzionisti ai giornali, rendendo beneficio ai lettori, agli editori agli stessi inserzionisti”, ha dichiarato Eric Schmidt, CEO di Google.
Dario d’Elia