Giornalismo online, startup con l'acqua alla gola

Giornalismo online, startup con l'acqua alla gola

Le nuove realtà online europee hanno molti ostacoli sulla loro strada: la concorrenza con i grandi ed un pubblico parcellizzato non permetterebbero introiti rassicuranti. Lo studio del Reuters Institute for the Study of Journalism
Le nuove realtà online europee hanno molti ostacoli sulla loro strada: la concorrenza con i grandi ed un pubblico parcellizzato non permetterebbero introiti rassicuranti. Lo studio del Reuters Institute for the Study of Journalism

Secondo uno studio sulle nuove imprese di giornalismo online in Europa occidentale, le nuove testate esclusivamente online hanno vita difficile .

La ricerca è stata condotta da Nicola Bruno e Rasmus Kleis Nielsen per il Reuters Institute for the Study of Journalism ( RISJ ) e ha preso in considerazione nove startup che vogliono fare giornalismo online senza la base di una redazione già strutturata per l’editoria tradizionale. Ad essere presi in esame sono state le performance delle nuove realtà del giornalismo online in Francia, Germania e Italia considerate maggiormente dinamiche: per il nostro paese si tratta di Linkiesta, Lettera43 e IlPost.

I problemi delle startup editoriali online sono naturalmente legati agli introiti: i bilanci faticano a quadrare e sembrano aver bisogno di fonti di remunerazione alternative, nonostante si segni in tutta Europa negli ultimi anni una generale crescita dell’advertising online.

Il problema è che le nuove imprese hanno difficoltà a competere con le controparti tradizionali: queste, avendo più risorse di base e una redazione già avviata che si occupa del corrispettivo cartaceo, possono ottenere un numero di notizie (e link) maggiore e questo, oltre alla forza del brand, attrae gli investimenti lasciando quasi a secco i più piccoli.

A questa situazione si aggiunge il fatto che il mercato della pubblicità online sarebbe – di fatto – controllato da un altro grande operatore come Google, che non sembra in grado di garantire ai piccoli e medi operatori profitti significativi.

D’altronde, a differenza di giornali e riviste che basandosi sulla lingua inglese hanno un bacino di utenza mondiale, siti tedeschi, francesi e italiani partono decisamente svantaggiati, potendo attingere potenzialmente ad un pubblico notevolmente inferiore.

Sulle nove startup solo due, la francese Mediapart e la tedesca Perlentaucher, hanno raggiunto il pareggio di bilancio: la prima si affida ad un sistema di paywall per accedere ad alcuni suoi contenuti considerati più di valore, mentre la seconda punta ad una variegata gamma di contenuti.

Per il resto una delle nove ha già chiuso i battenti, una è stata acquistata da un altro operatore editoriale, mentre le altre combattono per la sopravvivenza.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
23 apr 2012
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