L’elearning costituisce ormai una realtà affermata del panorama formativo, sia a livello scolastico che professionale. Ma a muoversi in questo settore emergente non sono solo le università ed i centri di formazione tradizionali. Già nel 2005, Punto Informatico aveva dato conto dell’esperienza di Oilproject , la prima comunità di “free elearning” nata in Italia. Attraverso corsi strutturati e seminari virtuali, erogati in canali IRC dedicati, il progetto consentiva a giovani e meno giovani di avvicinarsi al mondo dell’informatica in modo originale e, quel ch’è ancor più significativo, totalmente gratuito.
Oggi, a oltre tre anni di distanza, questo giornale torna da John Madero, uno dei principali animatori del progetto, per vedere come si sia sviluppata l’esperienza di Oilproject, e quali nuove frontiere abbia di fronte il movimento del “free elearning” italiano.
Punto Informatico: In una precedente intervista hai definito Oilproject come un progetto di formazione “open source”. Cosa significa in concreto?
John Madero: L’etichetta di “open source” ci serve per rendere in modo immediato lo spirito della nostra iniziativa: Oilproject è un progetto in cui non esiste una distinzione netta tra la comunità degli utenti e quella dei docenti, ed in cui tutti i partecipanti prestano volontariamente il proprio tempo e le proprie energie. Esiste una forte informalità del ruoli: si può essere “alunni” in un corso e magari, pochi giorni dopo, fare da insegnanti in un’altra sessione. Inoltre, la natura del progetto consente a chiunque di contribuirvi, anche in modi molto diversi tra loro: c’è chi entra a far parte di Oilproject come insegnante o come utente, ma c’è anche chi ci dà una mano segnalandoci sul suo blog, o con una donazione, o collaborando per la parte grafica. Il template del sito ed i nostri loghi, per esempio, sono stati creati da un utente che poi è diventato anche insegnante, ed oggi costituisce una delle colonne portanti del progetto.
PI: La vostra è una delle prime – e più importanti- esperienze di free elearning nel nostro paese. Possiamo dire che avete “creato” un nuovo settore?
JM: Non parlerei di un settore a parte, nel senso che esperienze come la nostra sono soltanto forme anomale di formazione online che però comunque partecipano all’intricato ecosistema dell’elearning italiano. Detto questo, è vero che lavorare in modalità “free” pesa un mucchio, e crea delle differenze sostanziali rispetto alle esperienze elearning più strutturate. È diverso il range di pubblico che possiamo raggiungere, è diversa la disponibilità di risorse ed è diversa, di conseguenza, anche la modalità di svolgimento delle lezioni. Prendi ad esempio l’organizzazione del palinsesto delle lezioni: a differenza dei rettori o dei manager didattici tradizionali, che ricevono tot soldi in anticipo e decidono dall’alto come impiegarli per quali corsi, noi siamo legati alle scelte dei nostri utenti, che decidono di volta in volta quanto tempo e quali abilità dedicare al progetto.
PI: Oilproject è nato nel 2004. Cosa è cambiato da allora, e quale è stata la vostra traiettoria in questi anni?
JM: Il nostro progetto nasce dal desiderio di contribuire all’alfabetizzazione informatica dei ragazzi più giovani, per cui all’inizio ci vedevamo (e di fatto eravamo) soprattutto uno spazio dove ospitare degli adolescenti che volevano imparare a programmare. Oltretutto, ad un certo punto avevamo anche commesso l’errore di intitolare uno dei nostri cicli formativi “corso di hacking”, attirandoci addosso molte polemiche e (soprattutto) l’attenzione di un mucchio di giovani lamer affamati…
Poi, un paio di anni fa (autunno 2006) sono successe due cose che hanno un modificato sostantivamente il quadro iniziale. Da una parte abbiamo cominciato ad organizzare anche attività differenti, come lezioni di marketing e management e cicli di corsi CCNA per Cisco Systems; dall’altra abbiamo cambiato il “canale” di erogazione delle lezioni passando dalla tradizionale chat a sistemi vocali. Il passaggio al vocale, in particolare, ha segnato una vera e propria rivoluzione, perché ha consentito un contatto più diretto tra docenti ed utenti e amplificato significativamente la quantità e la qualità dei contenuti veicolabili durante le lezioni.
PI: Quali sono stati gli effetti di questi cambiamenti?
JM: L’effetto principale di queste novità è stato di avvicinare ad Oilproject anche un pubblico più adulto, fatto per la gran parte di professionisti che si rivolgono a noi per migliorare la propria posizione lavorativa. E da qui anche cambiamenti ulteriori: sono in parte cambiati i contenuti erogati, oggi più business oriented di un tempo, sono diventati più rigorosi i meccanismi di screening e verifica sui docenti, si è registrato un turnover fisiologico tra gli insegnanti. Ma torno a dirlo, l’effetto più visibile è stato quello legato al parziale cambiamento del pubblico di riferimento: oggi, la nostra comunità è composta prima di tutto di professionisti tra i 35 ed i 45 anni, mentre è più limitato il numero di adolescenti e di studenti universitari. PI: Nei vostri ultimi palinsesti recenti ci sono meno corsi strutturati e più lezioni singole. Perché?
JM: Questo è stato un altro cambiamento significativo rispetto ai primi anni del progetto. All’inizio offrivamo per lo più corsi strutturati per le varie materie, mentre oggi ci orientiamo soprattutto su lezioni singole (o brevi cicli) dedicati a specifici argomenti. Quello che abbiamo capito è che i nostri utenti, soprattutto quelli che si avvicinano a noi per esigenze professionali, sono più interessati ad ottenere formazione su questioni mirate e circoscritte piuttosto che ad avere corsi completi ed onnicomprensivi su un dato linguaggio o materia. Diciamo che con il tempo il nostro approccio è diventato più “modulare”.
PI: Come si svolgono oggi le lezioni di Oilproject?
JM: Le lezioni standard prevedono un’interazione mista vocale-testuale tra docenti e studenti. Gli strumenti impiegati, in particolare, sono un tool per conferenza vocale (Teamspeak) e un ambiente per webchat in PHP contenente anche una “lavagna virtuale” ed i rimandi agli eventuali documenti impiegati dall’insegnante. L’utente si registra per la lezione che gli interessa e, circa 24 ore prima dello svolgimento, riceve un promemoria dove sono riassunte le informazioni sui contenuti e quelle necessarie per l’accesso e l’autenticazione alla sessione live. All’atto della connessione vera e propria, poi, lo studente apre la webchat e riceve dal docente le credenziali necessarie per accedere alla conferenza vocale. Lo svolgimento delle lezioni standard prevede che siano i docenti a parlare, mentre gli “alunni” interagiscono attraverso la chat, ma in alcuni casi vengono anche organizzate delle tavole rotonde (gli “opifici”) in cui tutti possono parlare.
PI: Al di là delle sessioni live, esistono altre modalità di fruizione delle vostre lezioni?
JM: Sì. L’audio di ciascuna delle nostre lezioni viene codificato in MP3 ed è liberamente scaricabile dal sito. Questo ha fatto crescere in modo esponenziale il numero di accessi e ha portato all’emergere di modalità di fruizione nuove: oggi molti utenti si avvicinano a Oilproject a partire dall’ascolto dell’MP3, salvo poi contattare via mail il docente o tornare per seguire delle lezioni live.
PI: Oggi i “numeri” di Oilproject sono impressionanti. Le lezioni del vostro ultimo palinsesto autunnale hanno fatto registrare 54.000 download in soli tre mesi (per un totale di più di 100.000 ore di formazione gratuita elargita). Qual è il segreto?
JM: Sicuramente alcune scelte – penso in particolare al passaggio alle lezioni vocali e all’istituzione di percorsi “per professionisti” – ci hanno consentito di fare un salto di qualità a livello didattico e di allargare la nostra comunità di riferimento. Detto questo, ti confesso che i numeri di cui parli sono stati una sorpresa anche per noi del team, e che noi stessi “controlliamo” la crescita del progetto molto meno di quanto non si possa pensare. Ma una cosa è certa: sapere che oltre alle 20-25 persone che “vedi” in classe, ce ne sono altre 400 o 500 che scaricano la tua lezione e se la riascoltano per loro conto… è una gratificazione grandissima!
PI: Le lezioni più gettonate?
JM: In generale, piacciono più di tutte le sessioni che trattano cose pratiche (linguaggi di programmazione, sicurezza) e quelle che trattano argomenti legati all’open source variamente inteso. La prima lezione su Linux, tanto per fare un esempio, ha fatto registrare da sola 2000 download. Più ridotta invece l’attenzione per le tematiche gestionali: nella classifica degli MP3 più scaricati lo scorso autunno, per trovare una lezione di marketing bisogna scendere fino al settantunesimo posto.
PI: Da ultimo, qual è il tuo bilancio dell’esperienza Oilproject svolta fin qui? E quali sono le prospettive?
JM: Beh, il bilancio è sicuramente molto positivo, soprattutto dopo l’introduzione delle lezioni vocali ed il coinvolgimento di nuovi pubblici avvenuti nel 2006. Oggi i numeri sono entusiasmanti, e ci sono sempre più persone che vogliono partecipare al nostro progetto: al di là del numero di download, infatti, ci impressiona soprattutto il fatto di ricevere tante mail da persone che vorrebbero insegnare dentro Oilproject.
A livello di progetti per il futuro prossimo, d’altra parte, ci sono due versanti sui quali contiamo di muoverci. Dal punto di vista didattico, vorremmo affiancare un canale video a quelli testuali e vocali già oggi presenti, in modo da rendere più efficaci le spiegazioni. Materialmente si tratterebbe di mettere una camera fissa dietro le spalle del docente, per mostrare passo dopo passo le azioni che compie mentre parla. Così, ad esempio, mentre l’insegnante spiega come usare un determinato software, l’alunno sente in cuffia la spiegazione e “vede” il puntatore muoversi sullo schermo.
L’altra innovazione che vorremmo introdurre è invece di carattere manageriale. Oggi, una delle maggiori difficoltà per noi è legata all’impossibilità di pianificare in anticipo quali lezioni offrire, nel senso che l’organizzazione del palinsesto è vincolata alla disponibilità volontaria dei vari tutor. Da questo punto di vista siamo alla ricerca di sponsorizzazioni che ci garantiscano una maggiore autonomia gestionale, in modo da poter programmare con anticipo i nostri calendari a prescindere dalle contingenze del momento.
a cura di Giovanni Arata