L’Istituto Europeo di Design ( IED ) non si è potuto esimere dall’intervenire nella polemica in cui è stato trascinato il videogioco “Gioventù ribelle”.
Il titolo era stato anticipato come “un prodotto in grado di competere con i grandi titoli internazionali”, ma poi era stato chiamato al momento della presentazione “dimostrazione non commerciale e puramente didattica”, e dopo le critiche rimosso con la definizione “demo alfa”. Un climax discendente tanto traumatico quanto rapido, che sembrava aver lasciato come unici responsabili del videogioco arrivato al pubblico gli studenti del Corso Triennale di Virtual Design.
Quando il risultato finale si è dimostrato del tutto insoddisfacente per gli utenti e ha dato il via a feroci critiche, infatti, si era detto che tecnicamente il progetto non era altro che la tesi di laurea di 8 ragazzi dello IED. Tuttavia con un comunicato ora anche l’Istituto superiore minimizza il suo ruolo, cercando di precisare e tutelare la propria posizione e il lavoro dei suoi studenti : afferma che il videogioco “è stato ideato, sviluppato e realizzato dal Gruppo di Filiera dei Produttori Italiani di Videogiochi di Assoknowledge – Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici” e che il presidente Raoul Carbone, in qualità anche di coordinatore del corso triennale in Virtual Design dello IED, ha “proposto alla scuola di coinvolgere gli studenti nella modellazione di alcuni elementi del progetto”.
Quello arrivato al pubblico, insomma, non è neanche una tesi completa (percorso che si completerà a giugno), ma il frutto delle prime esercitazioni in cui sono stati coinvolti gli studenti per la modellazione di alcuni elementi del progetto .
Claudio Tamburrino