GitHub: stop in Iran, Siria e Crimea per ragioni commerciali

GitHub ferma chi sviluppa in Iran, Siria e Crimea

La conferma arriva da Microsoft: stop al contributo su GitHub dagli sviluppatori residenti nei tre paesi indicati, per ragioni commerciali.
GitHub ferma chi sviluppa in Iran, Siria e Crimea
La conferma arriva da Microsoft: stop al contributo su GitHub dagli sviluppatori residenti nei tre paesi indicati, per ragioni commerciali.

Nei giorni scorsi le prime segnalazioni provenienti da un numero andato via via crescendo di sviluppatori che si sono visti impossibilitati ad accedere a GitHub, oggi la conferma. La piattaforma, dallo scorso anno nelle mani di Microsoft, ha applicato alcune restrizioni e limitazioni agli account di chi vi si connette da alcuni specifici territori.

GitHub: stop in Iran, Siria e Crimea

Tra questi anche Iran, Siria e la regione russa della Crimea, che vanno ad aggiungersi a Cuba e Corea del Nord. La ragione è da ricercare in una imposizione della Export Administration Regulations, organismo gestito dal Dipartimento del Commercio statunitense che si occupa di regolamentare l’esportazione non solo di prodotti e servizi, ma anche di tecnologie di provenienza americana. A renderlo noto un comunicato condiviso sul sito ufficiale e un tweet del CEO Nat Friedman, che pur dichiarandosi dispiaciuto per il blocco afferma l’impossibilità di agire diversamente.

È doloroso per me sapere come limitazioni commerciali danneggino le persone. Abbiamo fatto di tutto per limitarci da applicare la legge, ma ovviamente anche questo ha un impatto. GitHub è tenuta rispettare le leggi statunitensi sul commercio, proprio come ogni altra azienda che fa business negli Stati Uniti.

È bene precisare che il blocco non riguarda ogni sezione di GitHub, ma i repository privati, gli account premium aziendali e il Marketplace attraverso il quale vengono distribuiti gli strumenti per lo sviluppo. L’accesso al codice sorgente dei progetti condivisi rimane attivo, ma solo per quelli di natura non commerciale.

Al fine di attuare lo stop la piattaforma fa riferimento alla posizione geografica di chi vi si connette, analizzando l’indirizzo IP e la cronologia dei pagamenti. L’utilizzo di proxy o VPN per aggirarlo non è ufficialmente consentito, ma è tutto da verificare in che modo viene impedito. C’è anche un modulo da compilare messo a disposizione di coloro che pensano di essere stati ingiustamente colpiti dall’esclusione: dovranno caricare la copia di un documento così da poter verificare la residenza, insieme a un selfie in modo da certificare l’identità.

Fonte: GitHub
Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
30 lug 2019
Link copiato negli appunti