Una scommessa che ha richiesto fragorosi investimenti è una scommessa da vincere, senza se e senza ma. Per questo Google continua a ingegnarsi per spingere le quotazioni dei Glass, gli occhiali per la realtà aumentata che da oltre un anno dominano le pagine di siti e testate di settore, considerati da molti come il vero gadget per consacrare la wearable technology. La necessità è allargare il target per l’acquisto dei Glass, la soluzione obbligata è quindi incrementare, diversificandole, le applicazioni utili per sfruttare le proprietà degli occhiali provando nel contempo a rimediare alle recensioni non propriamente entusiaste rilasciate negli ultimi mesi dai vari tester.
Andare oltre gli utenti consumer è perciò una naturale conseguenza, non a caso proprio Big G ha postato un messaggio di poche righe su Google+ per lanciare il programma Glass at Work. Un progetto mirato a connettere aziende e sviluppatori per creare servizi ad hoc in ambito enterprise capaci di spingere Glass e le sue opportunità sul mercato in nuove direzioni. Nella nota si riportano alcuni esempi di partnership che hanno dato vita ad applicazioni inedite, invitando gli sviluppatori a proseguire il lavoro appena iniziato. Nello specifico il riferimento è alla collaborazione tra la squadra di hockey della NHL dei Washington Capitals con la società APX Labs, dalla quale è scaturita una applicazione per guardare in tempo reale statistiche, replay delle azioni da diverse angolazioni e altre funzionalità derivate dalle peculiarità dei Glass. Altro caso è quello di Schlumberger, la più grande compagnia mondiale per l’estrazione del petrolio che, lavorando a quattro mani con la software house Wearable Intelligence, sta sfruttando gli occhiali per migliorare la sicurezza e l’efficienza dei propri dipendenti.
Le potenzialità dei Glass sono già state provate in vari settori e da diversi attori, come ad esempio la polizia di New York, agevolata nel lavoro dentro e fuori dagli uffici grazie all’opportunità di velocizzare le azioni di ricerca nei database, il pattugliamento delle strade, la compilazione dei verbali. Un modello rivisitato di Google Glass è in dotazione anche alla US Air Force, attirata dall’opportunità di sfruttare l’immediatezza assicurata dagli occhiali per accedere alle informazioni in maniera molto più rapida dello standard attuale, qualità assai rilevante specie durante le azioni sul campo. L’utilizzo nella base in Ohio è per ora solo un esperimento, mirato a sviluppare un software per affinare le future ricerche.
Quanto a Google, invece, prosegue il lavoro ai fianchi dello US Patent ad Trademark Office per registrare il marchio Glass. Tentativo tutt’altro che semplice, e già rispedito al mittente nonostante una relazione di 1.928 pagine redatta a Mountain View: il termine in questione è troppo generico (senza trascurare che gli occhiali mescolano titanio e alluminio e non contengono vetro) e destinato a creare confusione con altri brand già esistenti (e realizzati in vetro).
Alessio Caprodossi