“Adesso la partita è tutta da giocare sulla qualità dell’informazione, sia nella divisione dei ruoli, sia portando la stampa su Internet e sul cellulare”. Così Enrico Finzi, presidente di Astra Ricerche , a commentare parte dei risultati di un recente sondaggio realizzato per l’Ordine dei giornalisti lombardi, riunitosi in un convegno presso l’Università Statale di Milano. Più dell’ottanta per cento dei netizen italiani usa la Rete per accedere quotidianamente alle news , lasciando indietro medium tradizionali come la televisione (che pure regge al 63 per cento) e i quotidiani nazionali (21,9 per cento).
Durante il convegno l’Ordine ha potuto riflettere sulle future vie del giornalismo in Italia, nel momento in cui il web ha iniziato a penalizzare i media tradizionali. L’indagine di Astra ha messo in mostra come il 21 per cento dei naviganti assidui sarebbe disposto a pagare per usufruire delle notizie online . 700mila, poi, quelli che pagano attualmente un abbonamento per ricevere ad esempio un giornale in formato pdf, altrettanti quelli che ricevono news brevi via sms.
Si tratta, stando ai dati campionari scelti da Astra, di un bacino di 16,2 milioni di cittadini italiani, rappresentati all’interno di una fascia d’età che va dai 15 ai 55 anni. I netizen del Belpaese sembrano essere particolarmente istruiti: il 90 per cento degli utenti Internet possiede una laurea o un diploma. Tra questi, ha precisato l’Ordine della Lombardia, due su tre crede ancora che le notizie pubblicate online siano inaffidabili , o almeno dubbie. Cifre che tuttavia stridono con quelle di una ricerca analoga dello scorso anno, sempre condotta da Astra, e che mostrava come gli stessi giornalisti non siano ritenuti particolarmente affidabili.
“Una garanzia d’origine controllata”, ha riportato invece il Sole24Ore , che vorrebbe un giornalismo web fatto da giornalisti professionisti , sinonimo di accuratezza, imparzialità, ricerca delle fonti e rispetto della deontologia. “L’integrazione tra carta e web è la ricetta vincente – ha dichiarato il direttore di La Stampa Mario Calabresi – sarebbe infatti velleitario far concorrenza ad Internet procrastinando ad esempio l’orario di chiusura dei quotidiani: meglio avere dei giornali più snelli, ma credibili ed approfonditi”.
Più fosco il panorama dipinto dalla Federazione Italiana degli Editori che, per bocca del suo presidente Carlo Malinconico, ha parlato di un settore in grave crisi, con la pubblicità che va sempre peggio . “L’editoria ha bisogno di nuove regole – ha continuato il presidente Fieg – e soprattutto di pagare meno tasse. Andrebbe abbassata l’IVA sui prodotti online che è ancora al 20 per cento, mentre quella per la carta è del 5 per cento”.
E si è tornati all’ormai solita diatriba con Google News, accusata dalla stessa Federazione di vampirizzare le notizie online, ricavando in pubblicità senza dare una briciola agli autori degli articoli. Andrebbe cambiata la logica, ha risposto Simona Panseri di Google Italia, perché online non dovrebbe essere valorizzato un giornale intero, ma le singole notizie, collegandole tra loro un po’ come fa YouTube.
Mauro Vecchio