Roma – I clamorosi memo interni circolati tra i manger del provider per servizi business americano Savvis hanno alzato un polverone attorno ad un ISP per lungo tempo rispettato anche per le proprie politiche anti-spam. Un ISP che ha inaspettatamente dato per qualche tempo ospitalità a decine di spammer, alcuni dei quali estremamente aggressivi e ben noti alle organizzazioni anti-spam.
Con l’emergere del caso Savvis sulle pagine della BBC emerge anche una delle purtroppo diffuse “relazioni scandalose” tra certi provider e certi spammer. Questi ultimi, forti dei risultati economici che si ottengono spedendo in rete decine di milioni di messaggi non richiesti, da sempre cercano, e spesso trovano, provider compiacenti con cui firmano contratti che consentono loro di abusare della rete e dei suoi utenti.
Grazie ad un sito creato da un ex dipendente di Savvis, savvis.info , è stato possibile portare alla luce questo tipo di relazione, un sofisticato rapporto che nella maggior parte dei casi rimane sconosciuto. Su quel sito, infatti, sono stati pubblicati alcuni memo che dimostrano la crisi a cui è andato incontro l’ISP quando si è trovato tra le mani l’esplosivo problema di non poter più nascondere la fornitura di servizi agli spammer.
Savvis, che fornisce supporto anche ad alcune delle più importanti organizzazioni finanziarie americane, come il New York Stock Exchange, per questa storia ha rischiato di giocarsi tutto e sul sito di savvis.info si punta il dito contro la disponibilità a “giocare sporco” pur di mantenere attive le relazioni così fruttuose con gli spammer. Il provider, a cui gli spammer sono passati quando ha comprato una divisione internet di un altro operatore del settore, avrebbe guadagnato fino a 2 milioni di dollari al mese sui contratti con gli spammatori.
Ora il giochino si è rotto. Dinanzi alle levate di scudi di Spamhaus e Spews , Savvis ha scelto di non tradire la propria storia e di chiudere i ponti d’oro con gli spammer. Che, non c’è dubbio, troveranno presto un sostituto….