Web – Si può spammare un sito? Sì, se si prendono gli indirizzi email che appaiono sulle sue pagine, si raccolgono in un database e si uniscono a tonnellate di altre email raccolte in questi e altri modi. A quel punto basta inviare un messaggio a tutto il database e così anche il sito, come tutti gli altri destinatari, verrà spammato. In questo modo, o con tecniche analoghe, prosegue lo spamming generato dai più ardenti fautori dei network sparabanner o dei servizi web che consentono di guadagnare se si accetta, in cambio, della pubblicità.
Le stats di Punto Informatico, raccolte partendo dai newsgroup, dalle email inviate al nostro sito e dalle numerosissime segnalazioni di abuso, indicano che per la scorsa settimana, fino a ieri, i due servizi più pubblicizzati dagli utenti internet erano Spedia e SMSCash . Molti iscritti a questi servizi vanno a caccia di utenti da far iscrivere a loro volta, in modo tale da ricevere maggiorazioni percentuali sulla pubblicità trasmessa dai servizi stessi ai nuovi iscritti. Uno schema piramidale che pare abbia, come principale effetto, l’intasamento di newsgroup, mailing list e mailbox personali.
La maggioranza degli utenti spammatori (peraltro lo spamming è esplicitamente vietato da quasi tutti i servizi che pagano online) sembra essere sulla rete da poco tempo e avere una scarsa conoscenza della netiquette. Per i candidi autori dei messaggi non rappresenta una preoccupazione sapere se chi li riceve è in qualche modo interessato o se il luogo (newsgroup, mailing list, chat) in cui il messaggio viene inviato ha o meno una qualche attinenza con il senso del messaggio stesso.
Forse, suggeriscono molti lettori di Punto Informatico, non sarebbe chiedere troppo se i curatori dei servizi in questione si dessero da fare un po ‘ di più per porre un freno all’andazzo. Il rischio è che la pubblicità forzosa e spiacevole che il loro meccanismo piramidale sembra generare si trasformi in un boomerang, per loro e per i propri utenti.