Il titolo originale di questa puntata degli Spiccioli era “43, l’insostenibile idiozia dell’essere”, trattandosi però anche in questo caso di una seconda puntata ho dovuto giocoforza modificarlo per mantenere l’assonanza. L’originale, come il mio lettore vedrà, sarebbe stato senz’altro più adatto.
Quest’anno, “colà dove si puote ciò che si vuole” è stato deciso di passare il capodanno fuori d’Italia, nel solito rilassante posto da vecchietti già raccontato in queste pagine; una piacevole variazione è che, grazie all’acquisto di un divano letto, è stato possibile aggregare una coppia di cari amici che hanno reso la vacanza ancora più divertente.
Siamo partiti con una sola (per fortuna spaziosa) auto, con una quantità di bagagli e provviste impressionante; tra questi bagagli c’erano, oltre al mio, ben altri due portatili. Questo fatto ha messo per una volta in minoranza l’unica non-informatizzata del gruppo che si è dovuta giocoforza piegare ad una presenza molto più forte del solito dell’informatica in tutta la vacanza.
La prima sera non è successo niente perché, trattandosi dell’ultimo dell’anno, le libagioni hanno lasciato ovviamente spenti tutti i portatili, ma la seconda sera dopo cena c’è stata una sessione generalizzata di informatica spicciola.
Grazie a questo ho avuto una prova lampante di come la stupidità alberghi anche in persone che si ritengono, almeno in un piccolo settore, lucide ed attente.
Tutti (o quasi) hanno estratto i portatili per qualche attività serale, ed io ne stavo approfittando per completare proprio una puntata di Cassandra. Ad un certo punto il mio amico, grande utente informatico, spesso spericolato, mi fa:
– “C’è Internet, bene così posso scaricare la posta.”
– “Come, scusa?”, rispondo distrattamente.
– “Certo – risponde la di lui signora – anche il mio portatile si è collegato”
Tutto si è fermato per un attimo, un lampo, e davanti mi sono passati tutti i giorni di astinenza da Rete, le passeggiate all’internet cafè, il fatto che davanti e di lato a noi, a poche decine di metri, ci sono un paio di grattaceli da un centinaio di appartamentini. Accendo lo switch wireless, tenuto rigorosamente spento quando non devo essere connesso, e con un “iwlist scan” controllo eventuali reti a portata. Ce ne sono addirittura quarantatrè, di cui due aperte; una è così forte che i computer windows si connettono automaticamente.
Ma che idiota! Anche solo per fronteggiare eventualmente un’emergenza non mi era nemmeno passato per la mente di guardare se c’erano per caso reti aperte.
È pur vero che i paranoici sono ancora più restii dei buoni cittadini ad usare reti aperte; infatti mentre i cittadini probi sono ben consci che se lo facessero commetterebbero un reato in quasi tutti i paesi d’Europa (come quello dove ci troviamo), un paranoico appena appena normale in più si rende conto che utilizzare una rete altrui ti mette completamente alla mercè di una persona distratta, ma che potrebbe diventare estremamente curiosa, maldisposta o reattiva se solo se ne accorgesse.
“Che scemo”, penso tra me e me. Per rifarmi parto con una piccola digressione sull’argomento “Illegalità e rischi per la privacy legati all’utilizzo di reti wireless aperte.” con i miei due ospiti, ma vengo rapidamente scoraggiato a continuare da uno stereofonico “Ah, si?” “Ma tanto….”
Do una rapida occhiata per valutare la “sicurezza” della situazione rilevata; sì, è un modem/router identico a quello che ho a casa, con tutti i setup di default, amministratore e password inclusi. Usando il portatile come un radiogoniometro appuro che si tratta di un’onda riflessa, e probabilmente concentrata, dalla parete omogenea e senza finestre del grattacelo alla nostra sinistra.
Ripeto agli astanti il mio mantra cassandresco (giusto per avere la coscienza tranquilla) e vengo completamente ignorato come prevedibile, così spengo nuovamente la scheda wireless del mio portatile e riprendo a scrivere.
Ma sono distratto da alcune considerazioni.
La prima è che in questo paese europeo evidentemente la situazione tecnica delle reti wireless, commerciali e non, e decisamente migliore di quella italiana; mentre almeno fino ad uno o due anni fa in Italia era facile trovare un 20-30% di reti aperte, qui siamo sotto il 5%, e questo depone certo a favore dell’attenzione media dedicata, dagli installatori e/o dagli utenti di ADSL, al problema della sicurezza.
La seconda è che la penetrazione delle ADSL wireless in questo centro urbano è veramente alta se dal mio terrazzo riesco anche solo a vedere 43 connessioni “infrastructure” separate. Molte di queste sembrano inoltre dovute ad installazioni predisposte allo streaming televisivo, simili a quelle offerte, con ben minore penetrazione, da Telecom Italia.
La terza è invece che solo pochi giorni fa ero stato consultato da una persona da me ben educata ai primi elementi dei misteri della Rete che mi ha chiesto: “Di fronte a casa mia c’è una panchina sempre occupata da gente col portatile che naviga. Non è che la MIA rete wireless è aperta?”. La rete in questione era stata installata da me, quindi era più blindata di un carro Tiger; non ho avuto problemi a dissipare il dubbio. Da una rapida verifica è infatti risultato che dalla suddetta panchina si prendevano 5 reti, di cui 2 aperte, una di esse così forte da dare una connessione invidiabile, migliore che in tanti internet cafè.
La quarta ed ultima è che nel campione di umanità italica che conosco, l’uso di reti non protette è una abitudine diffusa, tranquilla e consolidata, almeno quando ce ne sono di disponibili.
Credo che la mia posizione superfavorevole sull’accesso universale e le reti civiche sia nota, quindi evito di dilungarmi sul fatto che ancora una volta il cittadino italiano si trova vittima di leggi perverse ed inutili come il decreto Pisanu o la legge Gasparri che gli impediscono di ottenere una connettività wireless diffusa legale; questo sarebbe perfettamente realizzabile nelle città, sia sotto il profilo commerciale, come Fon, sia come aggregazione di reti mesh, se non fosse resa illegale o di difficilissima realizzazione.
Questo porta ad una situazione simile al proibizionismo, in cui una richiesta naturale e socialmente accettabile viene resa illegale da grida manzoniane, creando una situazione di illegalità diffusa e tollerata, malsana in qualunque società civile.
I danni di un accresciuto tecnocontrollo, della negata libertà di comunicare e del freno ad attività economiche rese irrealizzabili li sopportano, come al solito, tutti i cittadini italiani.
Marco Calamari
Tutte le release di Cassandra Crossing sono disponibili a questo indirizzo