Le sanzioni devono incutere timore, in caso contrario non si riverberano sul resto dei cittadini fungendo da monito: per questo non andrebbe risparmiato nulla al conto presentato a Jammie Thomas-Rasset per il download e la condivisione illegale di 24 brani musicali a mezzo Kazaa. L’amministrazione Obama ha ritenuto opportuno esprimere il proprio parere di fronte alla Corte Suprema: nessuno sconto alla mamma del P2P.
Il tortuoso caso che coinvolge la donna statunitense è in attesa di essere valutato dalla Corte Suprema: dopo che la RIAA era riuscita a ottenere una compensazione pari a 222mila dollari, 9.250 dollari per ciascun file scaricato e condiviso, i legali di Thomas-Rasset si erano rivolti alla Corte Suprema per ottenere che gli statutory damages fossero fissati ad una cifra proporzionata, costituzionale.
Se era prevedibile che l’industria del copyright depositasse gli incartamenti per confermare la propria granitica posizione, meno atteso era l’intervento dell’amministrazione Obama. Che si è schierata inequivocabilmente contro l’intervento della Corte Suprema, a favore dell’equità del calcolo degli statutory damages in 220mila, esemplari, dollari .
“Il pagamento degli statutory damages – scrivono i federali – non serve solo a compensare un danno privato, ma anche a sostenere un importante interesse pubblico”, quello tutelato dal regime del copyright. Se però “l’intrinseca difficoltà di stabilire quali sia la reale entità dei danni lascia il detentore dei diritti senza una effettiva compensazione per le violazioni o preclude la possibilità di esercitare un effetto deterrente nei confronti di ulteriori violazioni del copyright”, il pubblico interesse non viene tutelato. Per questo motivo la corte Suprema non dovrebbe prendere in considerazione la petizione di Jammie Thomas, così come deciso per il caso di Joel Tenenbaum, l’altro cittadino statunitense che ha affrontato in tribunale i signori dell’industria del copyright.
Gaia Bottà