Si chiama Open Market e rappresenta l’ultimo tentativo per il carrozzone hollywoodiano di imporre la propria visione del digital delivery di cinema e affini. Presentato al pubblico dal CTO di Sony Mitch Singer, Open Market dovrebbe, nelle intenzioni, concretizzare i sogni di un DRM universale da tempo accarezzati dalle major e mai divenuti realtà.
La diversità del nuovo framework rispetto alle strade finora battute sta nel fatto che, piuttosto che concentrarsi sulle problematiche tecniche di una interoperabilità effettiva tra le diverse tecnologie di protezione in cui è attualmente frammentato il mercato, sposi il principio dei “domini” in cui confinare la sottoscrizione dei dispositivi digitali su cui si vuole trasferire il contenuto acquistato.
Stando a quanto presentato dall’industria, l’utente dovrebbe registrare il laptop, i player mp3, il lettore DVD e quant’altro all’interno di un dominio, limitato ad esempio alle mura di un appartamento. Entro questo dominio i contenuti dovrebbero potersi trasferire tra i dispositivi noti al sistema , mentre smetterebbero di funzionare una volta usciti dalle sue prossimità. Impossibile portarsi i dischi DVD in vacanza, hanno deciso le major, ma via libera alla esplosione di mille mercati digitali blindati .
Prima ancora di nascere, il sistema viene già dato per spacciato , ma è indubbio che l’impegno abbia questa volta coinvolto una buona parte dell’industria del cinema : oltre a Sony fanno parte del carrozzone Open Market anche Fox, Paramount Pictures, Universal, Time Warner e rivenditori del calibro di Amazon, WalMart, l’ ammazza-BitTorrent Comcast, MovieLink e CinemaNow.
Assenti eccellenti, naturalmente Apple e gli studios di proprietà di Walt Disney, fermamente decisi a continuare sulla strada di iTunes e dello schema di DRM proprietario Fairplay . Open Market è stato pensato dalle major proprio per contrastare lo strapotere dello store digitale della Mela di Cupertino che, dopo aver fatto terra bruciata nel mercato musicale, vorrebbe ripetersi con i film e gli spettacoli televisivi.
Le specifiche tecniche di Open Market non costituiscono nulla di nuovo: sono basate su una tecnologia DRM nota come Octopus e già in circolazione dal 2005. Hollywood continuerebbe dunque a credere in sistemi mai decollati e non garantiti da una vera prova del nove.
Non è infine noto se le aziende che compaiono nella presentazione di Singer partecipino già a Open Market o siano state nominate sulla base di una dichiarazione d’intenti o di qualche buon auspicio. Il nuovo sogno di DRM universali dell’industria rimane pieno di incognite e lati oscuri .
Alfonso Maruccia