Washington (USA) – Obbligare Microsoft a commercializzare una versione di Windows senza il Media Player potrebbe danneggiare la libera concorrenza. Questa una delle critiche formulate dal capo dell’Antitrust americano all’indomani della decisione della Commissione europea; è solo una delle voci che negli USA si sono levate contro la scelta europea.
In una nota il viceprocuratore generale degli Stati Uniti, Hewitt Pate, ha spiegato che la sanzione di 497,2 milioni di euro è “un errore” che potrebbe dare l’idea di un ordine sbagliato nelle priorità dell’antitrust. Pate insiste soprattutto sullo scorporamento del Media Player: “Giudicare miglioramenti di prodotto come responsabilità sul mercato e imporre rimedi basati sulla rimozione del codice può produrre conseguenze non volute . Politiche antitrust efficaci devono evitare di freddare l’innovazione e la competizione anche se rivolte su società dominanti. Un approccio contrario rischia di proteggere i rivali, e non la competizione, in un modo che può danneggiare l’innovazione e i consumatori che ne beneficiano”.
Pate, che ha cercato di difendere le scelte antitrust degli Stati Uniti proprio rispetto a Microsoft, ha affermato che “l’esperienza americana ci dice che i migliori rimedi antitrust eliminano gli ostacoli al sano funzionamento dei mercati competitivi senza danneggiare aziende di successo o imporre oneri su terze parti, cose che invece possono emergere dai rimedi decisi dalla Commissione europea”.
Poco prima che Pate rilasciasse le sue dichiarazioni, dieci membri della Commissione per le relazioni internazionali della Camera dei Rappresentanti di Washington hanno preso posizione criticando a loro volta la scelta di Monti e dell’Antitrust europeo. Dichiarazioni forti, come si può leggere qui sotto, che hanno sicuramente contribuito alla presa di posizione di Pate.
In una lettera indirizzata al Commissario europeo, che può essere vista anche come parte della tradizionale dialettica tra le autorità di controllo sul mercato USA-UE, si legge che vi sono “preoccupazioni” attorno alla decisione europea su Microsoft e sul suo possibile impatto sugli accordi commerciali transatlantici. Nella lettera si fa esplicito riferimento al procedimento antitrust contro Microsoft svoltosi negli Stati Uniti e alla sua conclusione, quindi all’accordo che ha introdotto una serie di novità sul modo in cui il big di Redmond può operare sul mercato. “Questo schema – affermano i deputati statunitensi – assicura che Microsoft possa continuare ad aggiungere nuove funzionalità ai suoi prodotti ma consente sia agli utenti sia ai produttori di computer di nascondere queste funzionalità addizionali e utilizzare prodotti alternativi dei rivali”.
Secondo i parlamentari USA, visti gli accordi esistenti (USA-UE Comity Agreement del 1991), risulta “difficile da comprendere” la scelta UE di indagare sulle possibili conseguenze anti-competitive dell’introduzione di funzionalità multimediali in Windows. “Poiché proprio questo argomento è stato chiarito e risolto durante il procedimento negli Stati Uniti, non avrebbe dovuto rappresentare una questione di interesse per la UE”.
I membri della Camera americana sottolineano che è naturalmente diritto dell’Antitrust europeo indagare in ogni direzione ma ricordano che il Comity Agreement statuisce “l’impegno di entrambe le parti di cercare di evitare conflitti nell’applicazione delle proprie leggi di mercato, particolarmente nei casi che configgerebbero direttamente o renderebbero inefficaci le azioni o gli interessi di altri paesi”. Nella lettera si ricorda anche che la società indagata è americana, che chi ha protestato contro le sue azioni sono soprattutto aziende statunitensi e che tutte le scelte strategiche delle aziende sono state prese negli Stati Uniti.
“Speriamo – concludono i parlamentari USA – che l’inchiesta della Commissione (europea, ndr) non svaluti l’accordo tra Microsoft e il ministero della Giustizia americano e che rispetti i principi della cooperazione internazionale”.
Come se non bastasse, a queste critiche si sono poi aggiunte anche quelle della lobby Citizens Against Government Waste (CAGW) , un gruppo di pressione americano secondo cui le decisioni europee sono “draconiane” e destinate ad avere un impatto globale negativo . “Microsoft – ha dichiarato l’associazione statunitense – ha già firmato un accordo equo negli Stati Uniti che la Commissione europea avrebbe dovuto accettare”. “Se l’Europa non cambia il proprio approccio – hanno preconizzato i rappresentanti CAGW – rimarrà indietro, mentre il resto del mondo continuerà a crescere sul piano tecnologico”.