Alcune fra le maggiori compagnie aeree statunitensi stanno equipaggiando i propri velivoli con degli access point capaci di supportare il sistema Gogo, sviluppato da Aircell, per consentire ai passeggeri di accedere ad Internet purché il volo si trovi in fase di crociera, cioè ad una quota compresa tra i 10mila e i 30mila piedi (circa 3mila e 10mila metri).
Il servizio non ha attirato solo l’attenzione di grandi aziende specializzate nel traffico business come United, Amercan Airlines, e Delta, con quest’ultima che ha già implementato il servizio su circa metà della sua flotta domestica (150 aerei): anche AirTran, vettore low-cost d’oltreoceano, ha unito con successo navigazione aerea e navigazione online installando Gogo sui suoi Boeing 737 e 717.
Una volta raggiunta la quota minima di 10mila piedi, chi lo desidera può attivare il proprio dispositivo e cercare il segnale denominato gogoinflight . Una volta dentro il portale Gogo Mobile sarà sufficiente inserire le proprie credenziali di accesso per cominciare a navigare. Attualmente le tariffe di utilizzo oscillano tra 7,95 e 12,95 dollari, a seconda della durata del volo e del tipo di periferica. La velocità di download può variare tra 266Kbps e 1,4Mbps, mentre in upload il range è più limitato: circa 250-300Kbps.
Alle compagnie l’upgrade dovrebbe costare, indipendentemente dal modello di aeroplano in questione, intorno ai 100mila dollari per macchina e Arianne Venuso, portavoce di Aircell, ha dichiarato che fino ad ora i risultati delle ordinazioni hanno superato di gran lunga le aspettative. Le modifiche da apportare ai velivoli comportano l’installazione di tre antenne fissate sull’esterno della fusoliera attraverso le quali si potrà stabilire il contatto con la rete nazionale air-to-ground (ATG) gestita da Aircell, che presto sarà composta da 500 torri capaci di emettere un segnale fino a 350 miglia di distanza.
Lo stesso CEO di Aircell, Jack Blumenstein, si è espresso sul successo di Gogo sostenendo però che i dispositivi ideali per utilizzarlo non saranno i laptop , la cui autonomia è piuttosto limitata se si pensa alla durata dei voli coast to coast, bensì gli smartphone con chip WiFi integrato, più maneggiabili. “Quando due estati fa iniziammo a mettere in piedi il nostro network – spiega Blumestein – non esistevano smartphone dotati di tecnologia wireless. Adesso invece se si guardano i dati industriali si nota che il 90 per cento delle periferiche mobili in uscita nei prossimi cinque anni includono un chip WiFi”.
Rimane ancora da sciogliere il nodo della sicurezza. Un test condotto la scorsa estate da SNOsoft Research Team ha evidenziato una vulnerabilità nella trasmissione dei dati tra il dispositivo e l’access point di bordo: la connessione risulta non criptata perciò è possibile che il vortice di dati che corre su quella direttrice possa essere intercettato da altri passeggeri animati da intenti discutibili.
Aircell non ha replicato ma è sicuro che quando ci si affida a servizi del genere si affida la propria privacy alla compagnia che li offre, e se la protezione è debole o peggio inesistente la sicurezza ne risente. In ogni caso, nonostante la mancanza di una protezione come la WPA2, il solo connettersi al WAP non basta per navigare in Rete: analogamente agli hotspot che si trovano negli aeroporti, e necessario seguire alcuni step per registrarsi al servizio e, ovviamente, pagare tramite carta di credito o voucher.
Giorgio Pontico