Washington – Alberto Gonzales non sarà forse il procuratore generale americano più apprezzato da Congresso e media, ma certamente si è conquistato degli amici nelle varie RIAA, MPAA e nelle associazioni di categoria dell’industria dei contenuti. In particolare dopo la sua ultima uscita, la proposta di legge che va sotto il nome di Intellectual Property Protection Act , che mira a trasformare ogni utente di masterizzatori e programmi di backup per DVD in un criminale , pericoloso per se stesso e la società tutta.
Il “nome” IPPA non è nuovo: già nel 2004 una simile iniziativa venne rigettata dal Parlamento di Washington, ma evidentemente la lezione non è bastata ai fedelissimi del presidente Bush, che parlano ora della necessità di “fronteggiare le sfide globali del crimine sulla proprietà intellettuale”, sfide che impongono l’aggiornamento e l’inasprimento delle già pesanti regolamentazioni del Digital Millennium Copyright Act , il famigerato DMCA.
Che, a conti fatti, non è finora servito a un granché: i videodischi di nuova generazione HD DVD vengono crackati e copiati sul P2P prima ancora di divenire un prodotto mainstream , mentre Bruce Lehman, largamente responsabile dell’introduzione della regolamentazione durante la presidenza Clinton, la definisce inefficace , sostanzialmente inutile nel merito della missione originaria che la aveva ispirata.
Ecco allora arrivare la proposta di Gonzales, che ci va giù ancora più pesante con chi copia materiale pirata e sprotegge DRM: con le nuove regole, “ogni proprietà usata, o pensata per essere usata, in ogni maniera o parte di essa, per commettere o facilitare il reato” della violazione del DMCA può essere confiscata dalle forze dell’ordine. Il che equivale a dire che chiunque possegga un comunissimo masterizzatore di dischi DVD rischia di vedersi “ritirare” il PC dai federali senza poter opporsi alla decisione.
Ma l’IPPA va molto oltre, arrivando a prevedere la criminalizzazione del semplice “tentativo” di infrazione del copyright : attualmente, per poter incriminare qualcuno è necessario che l’infrazione venga prima commessa, mentre secondo Gonzales e il suo ufficio “è un principio generale della legge criminale che coloro che provano a commettere un crimine, ma non lo completano, sono moralmente colpevoli tanto quanto coloro che vi riescono”. Chi prova anche solo ad infrangere il DRM è esattamente come chi commette un tentato omicidio, dicono gli uomini di Gonzales.
Il DMCA agli steroidi prevede poi altre chicche come la galera a vita per chi, nell’usare software pirata, metta a rischio la vita dei pazienti negli ospedali. Ma dentro c’è anche una facilitazione nelle intercettazioni contro la contraffazione, l’inasprimento delle sanzioni per chi infrange il DMCA – che ora prevedono fino a 10 anni di galera e 1 milione di dollari di multa – e l’obbligo delle forze di Sicurezza Nazionale di avvertire RIAA in caso di import di prodotti musicali falsificati . Tale avviso non è invece previsto, pare, per altre pure importanti associazioni dell’industria dell’intrattenimento come MPAA o del software, come BSA.
Come dimostra la sonora bocciatura già ricevuta dal tentativo di introdurre misure analoghe tre anni fa, ma qualcosa di simile è accaduto anche solo pochi mesi fa , il destino del nuovo IPPA è tutto da decidere: di certo non mancherà l’appoggio del business e in particolare dai discografici. Aggiungendovi poi le backdoor di stato appena aperte da Washington, il nuovo scenario che si verrebbe a creare per il copyright in America sarebbe del tutto inedito .
Alfonso Maruccia