È un quadro piuttosto desolante quello dipinto da una breve presentazione scaricabile dal sito della Marina statunitense, segnalata da Wired : i Millennials , vale a dire i ragazzi USA con età compresa tra i 17 e i 24 anni, sono una “forma di vita aliena” rispetto alla tradizione (militare e non), cresciuti in un ambiente che li ha profondamente cambiati – secondo la Marina in peggio – rispetto alla generazione precedente.
Tutto, dal linguaggio all’educazione, è mutato nei giovani: sempre connessi alla rete, convinti che “qualsiasi problema possa essere risolto da qualche gadget elettronico”. Secondo i militari, i Millennials non hanno fretta di terminare gli studi e non sentono la spinta a realizzarsi tipica dei loro coetanei di altre epoche. Anzi, vedono nel college un ottimo periodo per rilassarsi e concedersi una vita da scansafatiche, per rimandare il momento in cui dovranno assumersi delle responsabilità da adulti.
La generazione di MySpace sarebbe restia a sottomettersi alla rigide regole della vita militare : la loro “soglia di sopportazione per i discorsi seri è molto bassa”, così come il loro desiderio di confrontarsi con la vita reale. Sono abituati a ricevere frequenti gratificazioni (“drogati da narcisistiche lodi”), dai loro familiari e dalla scuola, e dunque potrebbero trovare poco interessante un sistema gerarchico rigido come quello dell’esercito. Anche il rapporto con i genitori è cambiato: rispetto al passato è molto migliorato, e non costituisce più una spinta decisiva per allontanarsi dal nido.
Inutile poi tentare di rabbonirli raccontando frottole: in pochi colpi di mouse saranno in grado di raccogliere opinioni ed esperienze sulla Marina dal loro network sociale , e quanto leggeranno su Internet non farà altro che allontanarli ulteriormente dall’arruolamento. Senza contare che durante l’addestramento o le missioni, sarebbero scollegati dalla loro “lista contatti”: una condizione che in pochi sarebbero disposti ad accettare, tanto che per alcuni di loro non varrebbe neppure la pena perdere tempo .
La soluzione? Tentare di comprenderli, imparando il loro incomprensibile linguaggio e intercettando i loro gusti. Magari cercando di sostituire al programma di Instant Messaging preferito una adeguata struttura sociale nel reggimento , oppure cercando di carpire le loro difficili preferenze, risultato della fusione di un gran numero di culture e stili, per tentare di suscitare il loro interesse.
Si potrebbe, ad esempio, fare leva sul loro rinnovato senso del dovere verso la comunità : sono moltissimi i ragazzi che fanno volontariato o sono attivi nella società. Una impresa che tuttavia potrebbe rivelarsi molto difficile, visto che l’informazione capillare su eventi tragici come la guerra in Iraq o le stragi scolastiche , ha instillato una profonda diffidenza dei ragazzi in tutto ciò che suona militare. E instillare il concetto di “nemico”, in una generazione abituata ad avere amici e conoscenti in tutto il mondo , potrebbe rivelarsi complicato.
Luca Annunziata